L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Marco Busca, Vescovo di Mantova
“3 poesie su Maria”
Sintesi di Silvano Sala
Il presidente regionale Vittore De Carli, aprendo il collegamento su invito della coordinatrice Graziella Moschino, ricorda che monsignor Marco Busca ha partecipato al pellegrinaggio lombardo dello scorso agosto e lo ringrazia per la sua presenza, accomunandolo al presidente della sottosezione di Mantova, sede lontana dal capoluogo ma fortemente impegnata nell’Associazione. Le vicissitudini di questi giorni, con i momenti di solitudine che hanno raggiunto tutti i cristiani, prosegue il presidente, ci hanno privati delle Celebrazioni religiose ma ci hanno concesso la condivisione, via internet, con tutti i vescovi lombardi. La coordinatrice rileva che godremo, singolarmente, della loro video-presenza fino al 6 giugno. L’assistente regionale mons. Roberto Busti sottolinea come sia un grande dono, per tutti, poterci collegare tra noi e sentirci vicini perché essi, i vescovi lombardi, ci sono maestri di spirito nel cammino verso il Signore e testimoni al cuore di Maria perché ci rechi a Gesù.
Monsignor Marco Busca, nel portare la sua amicizia, ci chiede di meditare su tre poesie a tema mariano (a cui dà un commento profondamente spirituale) che ci portano ad “interpretare il tempo che stiamo vivendo”. Il vescovo legge la prima poesia (di cui, qui di seguito, si riportano, come per quelle che seguiranno, i versi iniziali) di Miguel de Unamuno.
AVE EVA! AVE MARIA! – “Ave Eva! Ave Maria! / Eva – Maria / Ave Madre, Madre, Madre / Ave, Maria! / Ave Madre, peccatrice / Ave Eva! / Madre Vergine, Santa Maria / redentrice, (…)”
Afferma mons. Busca che questa composizione poetica si compone di poche parole che ci permettono di possedere la conoscenza del bene e del male: Ave Eva, Ave Maria. Poche parole per un messaggio profondo che ci prospetta il parallelismo fra due donne. Due matrici, due tipi diversi di umanità. Dice la Bibbia, continua il vescovo, che Eva è madre dei viventi. E partorisce uomini destinati a morire. Eva e Maria, conviene col poeta il relatore, sono entrambe madri: una peccatrice, l’altra redentrice. In una vi è il desiderio del possesso della potenza del bene e del male: “il rifiuto di conoscere le cose assieme al suo Creatore. Le guarda, ma le vede senza Dio. Maria, invece, le contempla con amore”. Tutte le cose sono dono di Dio, ovunque s’impone la Sua parola. “Eva ha impeto di affermazione, Maria ammette: ‘Non conosco’. (…) Si evidenzia la verginità della creatura per fare spazio a Dio, quindi la creatura aperta alla visita del suo Creatore”. ‘Sarò come Dio’, prospetta Eva “che è inscritta in noi che siamo immagini di Dio”. Ma diventerà un dio senza Dio. Mentre Maria afferma: ‘Sono la serva del Signore’. “Creatura povera di sé, ma più riempita di grazia”. Con la pandemia, prosegue il vescovo, “abbiamo ricevuto un profondo bisogno di umiltà, giusta misura di ciò che non siamo”. Per un tempo indefinito le nuove tecnologie hanno portato ad una teoria transumanista. Uno scienziato, appena ieri, ha annunciato che nel 2050 l’uomo potrà vivere 120 anni. (…) E’ bene investire sull’intelligenza artificiale, ma è bene altresì poter contare (come Maria) su un’intelligenza umile.
Il secondo testo poetico è di Rainer Maria Rilke.
PACIFICAZIONE DI MARIA CON IL RISORTO – “Cosa sentirono allora: dolce / non è tra tutti i segreti / e pur sempre terrestre / quando Egli, / un poco pallido ancora per la tomba / innanzi a lei comparve fatto lieve: / risorto in ogni punto. / Oh, a lei prima che ad altri. (…)”
Riprende mons. Busca: la separazione della madre dal figlio (particolarmente quando è il Figlio a morire prima della Madre) è un’esperienza atroce di dolore “qui innestato sulla Passione e sulla Croce. Gesù è morto perché è stato ucciso” e Maria ha assistito al suo dileggio, alle percosse, alla crocifissione, un dramma acuto e penetrante “che le trafiggerà l’anima”. Inoltrandosi nella sua esposizione, il vescovo va rilevando che Rilke, al pari di molti esegeti e studiosi, osserva che Gesù, dopo la resurrezione, sarebbe apparso dapprima alla Madre (dice: “a lei prima che ad altri”).Vi è qui un sentire, una sensibilità, del tutto diversi da quelli emersi sotto la Croce. “Vi è un mistero percepito da Maria: il Risorto, colui che appare, è il Crocifisso”. Vi è quindi, un “rimarginarsi” l’uno all’altro, per lo strappo avvenuto sulla Croce. Facendo riferimento ad un possibile contatto, il poeta denota che non era necessario sfiorarsi neppure accentuatamente. Il relatore ritiene che, anche appoggiare una mano sulla spalla, se non fatto con delicatezza, potrebbe esprimere invadenza, volontà di supremazia sull’altro. Ma “il rapporto è cresciuto lungo gli anni per una familiarità più intensa del rapporto stesso mediato dalla carne”. Nei versi si può rileggere l’esperienza di questo tempo: perché il ‘contatto’ è digiuno di abbracci e si avverte la volontà di ripristinarli. Allora entra in gioco il problema del distanziamento: vogliamo bene nella vicinanza, ma anche nella distanza. “E’ prioritario lasciare spazio per non sostituirci al cammino dell’altro. D’altronde i genitori effettuano spesso un passo indietro per lasciare maggiore autonomia ai figli”. Un discreto margine di autonomia è necessario per lasciar crescere le persone nella maturità. (…) Noi, per gli altri, siamo risorsa ma anche mediatori. ”Un po’ di diffidenza di noi stessi è essenziale per offrire maggior attenzione di comportamento con gli altri”.
La terza poesia, sempre ispirata a Maria, è opera di Charles Peguy.
LEI E’ TUTTA SPERANZA – “E’ furbo quell’uomo, ha rimesso i suoi figli nelle braccia / della Santa Vergine, nelle mani di Dio. / E lei, che li aveva presi, era / così commovente e così pura. / Mater Dei, madre di Dio, / Madre di Gesù e di tutti gli uomini suoi fratelli. / (…) Da quel primo piccino che aveva portato in braccio / (…) E che dopo le aveva causato tanto tormento. / Perché era morto per la salvezza del mondo, / (…) E così lei che non è soltanto / tutta fede e tutta carità. / Ma è anche tutta speranza. / E questo è sette volte più difficile. (…)”
Il vescovo conviene che l’umanità, nel suo cammino, porti alla Vergine voti, devozioni, intenzioni. Lei è mediatrice della grazia e ha preso tutti gli uomini “fra le sue braccia”, a partire da quel Bambino, fratello universale. “Nell’uno ci sono i molti. Gesù ci rappresenta tutti, in Maria, davanti al trono di Dio. San Pier Damiani diceva che ‘Maria non chiede, ma comanda’”. Lei, Maria, “è intatta: pura fede, pura carità, tutta speranza. Che è la virtù più difficile. (…) Dio non è sorpreso dalla carità, ma dalla speranza. Abbiamo quindi tre sorelle, l’una integrata nell’altra, mano nella mano. La fede: è sposa fedele e dà il senso alla vita. La carità: ricca di cuore per i suoi figli. La speranza: bambina speranza, Ma stiamo attenti, gli uomini rischiano di non prestare attenzione alla sorella speranza”. Maria, sottolinea ancora il vescovo Busca, non ha voluto apparire pari a Dio, “ma essere la sua serva”. (…)
In chiusura il relatore, con uno sguardo retrospettivo, avverte come oggi ci accorgiamo sia cambiato il nostro rapporto col tempo nell’esaurire la programmazione (il controllo della vita) in mano nostra. Il tempo bisogna leggerlo come opportunità per non rimanere dove eravamo, ma ripartire. (…) Gesù molto ha investito sulle parole, lo abbiamo visto, ma tanto anche sul contatto “che non è invasivo ma, in ultima analisi, lo fa fiorire”. L’Evangelo di Giovanni, al capitolo 14, riporta: ‘Lo Spirito Santo rimanga in voi’, dove ‘rimanere’ è un verbo greco che sta per ‘portare a compimento’. Ma infine ‘lo Spirito Santo opera in noi perché possiamo portare avanti la storia. Perché il Signore è il Signore della storia: il Signore è venuto, il Signore sta venendo, il Signore verrà”.
Dopo alcune parole dell’assistente regionale mons. Busti, che invita ad esprimere tutti insieme un ringraziamento al vescovo relatore, suo successore alla ‘cattedra’ di Mantova, il presidente regionale Vittore De Carli si associa al plauso “con cuore grato” e augura a tutti una “buona domenica”.