Seconda giornata a Lourdes, 22 settembre 2021
«Questo tempo e questa situazione hanno bisogno di gente che è forte perché si fida di Dio e si affida a Dio. L’incisività nella storia che viviamo non è dovuta ai ruoli, ai soldi, ai titoli di studio. Noi vorremmo tornare a casa con il coraggio di chi si affida a Maria. “Tu fortitudo mea”, come recita il motto episcopale del beato cardinal Ferrari». È un appello a uscire da presunzioni e autoreferenzialità e a scoprire nell’affidamento a Maria e al Signore la radice della forza con cui vivere la nostra vocazione, nella vita di ogni giorno, quello che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini ha lanciato mercoledì 22 settembre nel secondo giorno del pellegrinaggio diocesano a Lourdes.
Un giorno per crescere nella conoscenza e nell’amore per Maria. Così è stato fin dal mattino, con l’arcivescovo a presiedere la Messa Internazionale nella Basilica sotterranea intitolata a San Pio X. E a presentare, in omelia, Maria come maestra della «libertà» che insegna ad «essere poveri, casti, umili». Maria è l’Immacolata. Dunque colei che testimonia e insegna la libertà dalla necessità di farsi valere, di imporsi, di cercare la propria sicurezza nel possesso delle persone e delle cose. Maria «insegni a tutti i figli di Dio» quali «contenuti può rivelare questa partecipazione alla grazia», ha invocato Delpini. Maria ci accompagni lungo «cammini di libertà» per diventare, a nostra volta, «umili, casti, poveri».
Come quella di tanti pellegrini, la giornata dell’arcivescovo Delpini era iniziata, di primo mattino, alle Piscine. La pandemia ha reso impossibile, per ora, il gesto dell’immersione. Così, in alternativa, si offre ai pellegrini la possibilità di un altro gesto – lavarsi le mani e il volto, bere l’acqua – che si ispira direttamente alle parole che la Madonna disse a Bernadette Soubirous durante la nona apparizione, quella del 25 febbraio 1858. Un gesto che chiede umiltà, per essere compiuto, e che a sua volta ispira conversione e fraternità: «Il nostro peccato non è una difficoltà per il perdono, ma lo è la superbia», ha ricordato l’arcivescovo.
Maria è maestra della libertà che abilita all’amore disinteressato del servizio. Che apre al “farsi prossimo”. E sono volto esemplare di questo amore i volontari delle associazioni che si fanno carico di accompagnare e accudire i pellegrini ammalati e non autosufficienti. Quattro in particolare quelle coinvolte in questo primo pellegrinaggio diocesano dopo lo scoppio della pandemia: Unitalsi Lombarda (che ricorda i suoi cent’anni di fondazione), Oftal, Cvs (Centro volontari sofferenza) e Smom (Sovrano Militare Ordine di Malta). Dopo la Messa Internazionale, Delpini ha potuto incontrare pellegrini e volontari di Cvs e Smom. Il suo invito: causa pandemia ci sono meno pellegrini ammalati? Avete meno da “fare”? Bene: non perdete l’occasione di vivere in questi giorni un’esperienza spirituale più profonda. Dedicate più tempo alla preghiera, alla riflessione, al dialogo fra voi.
Maria, anche in questo, sarà maestra di ciò che dà fondamento stabile alla fortezza che ci è richiesta in questo tempo. Lo ha ribadito l’arcivescovo concludendo nel pomeriggio, nella chiesa di Santa Bernadette, l’incontro dedicato al cardinal Ferrari – suo il motto episcopale che fa da titolo al pellegrinaggio diocesano: «tu fortitudo mea» – che ha visto, nell’intervento di padre Giuseppe Serighelli, passionista, in servizio al Santuario di Lourdes – l’occasione per scoprire nel beato cardinal Ferrari un maestro e testimone di vera devozione mariana.
Dopo la catechesi, la preghiera. Dopo l’incontro in Santa Bernadette, il Rosario, guidato da Delpini alla Grotta e trasmesso in diretta da Tv 2000. Un momento intenso e partecipato. Come, a sera, la processione “aux flambeaux” presieduta anch’essa dall’arcivescovo di Milano. Occasioni per attingere, come popolo in cammino, come Chiesa che prega, alla sorgente della forza e del coraggio. Occasioni per dire a Maria: «tu fortitudo mea».