Terza giornata a Lourdes, 23 settembre 2021
L’Unitalsi Lombarda compie cent’anni. E l’arcivescovo Mario Delpini rinnova il suo «grazie» all’associazione: per la dedizione nel servizio alle persone ammalate e fragili, per la sua capacità organizzativa. E per l’intraprendenza con cui sta dando vita ad un’opera preziosa come la casa d’accoglienza per i familiari di bambini ricoverati negli ospedali di Milano e provenienti da altre città e regioni, che sorgerà all’Ortica, alla periferia orientale del capoluogo lombardo, e che verrà intitolata a Fabrizio Frizzi, indimenticato amico dell’Unitalsi.
L’occasione di questo «grazie»: l’incontro dell’arcivescovo con i pellegrini e i volontari dell’Unitalsi, nella terza giornata del pellegrinaggio della diocesi di Milano a Lourdes. Il caldo sole d’autunno ha permesso di vivere all’aperto – al Podio, appena oltre la chiesa di Santa Bernadette, di fronte alla Grotta delle Apparizioni, sull’altra riva della Gave – questo incontro con il pastore della Chiesa ambrosiana. Prima di lui ha preso la parola l’arcivescovo emerito di Trento Luigi Bressan, assistente spirituale nazionale dell’Unitalsi. «Lourdes è un ambiente internazionale. Il Signore ha voluto che dai diversi popoli sorgesse un’unica famiglia. E di questa famiglia anche noi siamo i costruttori – ha detto Bressan, fra i partecipanti al pellegrinaggio assieme all’assistente di Unitalsi Lombarda, il vescovo Roberto Busti –. Preghiamo perché tutti i popoli della terra possano conoscere la bellezza e il conforto del Vangelo. Come ci ricorda papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, alla sinfonia dei popoli e delle culture del mondo non manchi mai la voce e la luce del Vangelo».
Quindi il saluto di Delpini. E le sue parole di ringraziamento per la missione prestata con tanta «dedizione, capacità organizzativa, intraprendenza» dall’Unitalsi. «Ringraziamo l’arcivescovo perché nel suo cuore accoglie sempre tutti i nostri ammalati», ha detto a sua volta Vittore De Carli, presidente di Unitalsi Lombarda, prima di ricordare – salutato dagli applausi dei partecipanti – come in questa giornata ricorra l’anniversario di ordinazione episcopale di Delpini. Era il 23 settembre del 2007 quando Delpini riceveva – nel Duomo di Milano, dal cardinale Dionigi Tettamanzi – l’ordinazione episcopale, dopo essere stato nominato da Benedetto XVI, a luglio, ausiliare di Milano.
L’incontro dell’Unitalsi Lombarda con Delpini è stato innanzitutto una occasione di preghiera condivisa, sotto la guida del pastore. Che alla fine, attingendo anche alla sua stessa esperienza, ha affermato: «Non esistono “i malati”, ciascuno è unico con la sua vicenda personale. Ognuno porta dentro di sé una pena e un’aspettativa. La malattia sembra come chiamarci per nome. Nella vita, a differenza dei libri di medicina, noi non siamo casi clinici ma persone, ciascuna con il proprio dolore, il proprio bisogno, la propria speranza». All’Unitalsi la missione di accogliere ciascuna persona sofferente nella sua unicità e originalità.
L’incontro si è svolto in tarda mattinata. Prima di congedarsi, l’arcivescovo ha consegnato a ciascun partecipante un’immaginetta con una parola di benedizione. E si è concesso, sorridente, alle foto di gruppo e con singoli pellegrini. Ma, nel pomeriggio, Delpini è tornato a rivolgere la sua parola all’Unitalsi. Come? Con il messaggio per i cent’anni di vita della Sezione Lombarda, letto dal vescovo Busti nella chiesa di Santa Bernadette, lato Carmelo, dove alle 15,30 si è svolta la celebrazione di accoglienza del personale al primo viaggio. Parole, quelle dell’arcivescovo, per ringraziare «uno per uno» volontari, dame, barellieri, persone ammalate, e «invocare la benedizione di Dio perché uno per uno formiamo questa immensa fraternità animata dall’amicizia e dalla carità, da cent’anni e per i prossimi cent’anni».
La terza giornata di pellegrinaggio si era aperta alle 8,30 del mattino con la Messa presieduta da Delpini alla Grotta di Lourdes, celebrata nel giorno della festa di san Pio da Pietrelcina. Riprendendo il passo evangelico dell’incontro fra Gesù e il «notabile ricco», l’arcivescovo ha ricordato come solo accogliendo l’invito di Gesù – vivi con me, vivi come me – possa trovare compimento la nostra vita. Dalla sequela di Gesù nasce la dedizione alla missione della Chiesa e al farsi prossimo a tutti. «La cura per gli altri può dare al nostro incompiuto la giusta misura – ha spiegato Delpini –. La cura per gli altri, la passione per la missione, ci liberano dall’ossessione di pensare a quello che ci manca per cominciare a pensare a quello che abbiamo e a come può servire, e a come possiamo servire, a preparare il regno di Dio che viene. Ogni nostra situazione sia occasione propizia per ricevere questa annunciazione: vieni con me! Seguimi! vivi con me, vivi come me!».
Nel pomeriggio l’arcivescovo ha incontrato i pellegrini e i volontari dell’Oftal, quindi ha presieduto la processione eucaristica. Verso sera, infine, ha condiviso un incontro di preghiera alla Grotta con i sacerdoti e i diaconi presenti fra i 1.300 pellegrini ambrosiani a Lourdes.
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