L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como
“Con Maria, in attesa dello Spirito Santo”
Sintesi di Silvano Sala
La coordinatrice Graziella Moschino apre ufficialmente il collegamento dando la parola, per un saluto introduttivo, al presidente regionale Vittore De Carli. Questi introduce il relatore monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como, rammentando che si sono conosciuti tanti anni prima (aveva appena 14 anni) e il vescovo era un giovane sacerdote. Il presidente De Carli fa poi riferimento alla messa celebrata nel duomo di Como nei giorni scorsi durante la quale sono stati ricordati dodici sacerdoti, “dal vicario generale a tanti altri che hanno aiutato a costruire l’Unitalsi”, e ringrazia fin da quel momento il vescovo “per il bene che anche oggi vorrà regalare”.
Mons. Cantoni, dopo aver rilevato che quel sabato è vigilia di Pentecoste, esordisce leggendo il tema sotto analisi che riporta Maria in quella sua giornata d’attesa. Lo definisce “un tema liturgico”, tema molto caro agli unitalsiani, afflitti dai problemi del Covid-19, in attesa di potersi recare a Lourdes. Egli stesso, assistendo in televisione al Rosario delle ore 18, ha potuto vedere una Lourdes deserta, quasi in attesa che la gente la riempisse. E per questo, afferma, “ci affideremo a Maria”. Dopo il segno della croce ed una preghiera in comunione con l’assemblea collegata, il vescovo cita il cap. I degli Atti degli Apostoli, là dove recita: “Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: ‘Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno d’Israele?’ (“Dice d’Israele e non di Dio”). Ma egli rispose: ‘Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alle sue scelte, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi (…) Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. (…) due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: ‘Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo’”. Subito dopo, prosegue il relatore, i discepoli tornarono a Gerusalemme, nel locale a loro disposizione, e, con Maria madre di Gesù, continuarono a vivere la quotidianità nella preghiera. “Gesù sale al Cielo”, commenta mons. Cantoni, “ma gli apostoli non si disperdono e decidono di rimanere ancora tutti insieme. Tornano a Gerusalemme, dove tutto è accaduto (ultima Cena, il via al sacerdozio ministeriale, ecc.) ed è qui che scenderà lo Spirito Santo. (…) Tutti gli apostoli sono chiamati per nome, uno ad uno, perché ognuno si presenti con la propria storia, originale come la storia di ciascuno di noi. (…) Non c’è discepolo che Gesù non ami”.
Al centro del gruppo c’è Maria: sotto la Croce essa è divenuta madre dei discepoli, madre dell’umanità, madre di tutta la Chiesa. Quindi Maria è “centro vivificante” del gruppo, è Madre che si prende cura di tutti i suoi figli. “Centro di consolazione e di grazia”, la definisce il vescovo: “Maria riunisce gli apostoli attorno a sé perché è Madre, ma anche Maestra. (…) Presenza umile e discreta, non s’impone ma è loro vicina per guidarli, per illuminarli”. D’altra parte l’azione illuminante si riferisce alla calibratura dello stato d’animo degli apostoli, che certamente si alimenta d’ombre inquietanti proiettate sul futuro. “Ma Gesù non li ha abbandonati”, rileva ancora mons. Cantoni, “ed essi sanno, per fede, che lo Spirito Santo scenderà su di loro. Pertanto pregano e ricordano, fiduciosi che la preghiera dia loro forza ed anche concordia: la preghiera unisce, al di là delle chiacchiere che invece dividono”. L’evangelista Luca riferisce con sollecitudine i momenti in cui Gesù prega: perché la sua ‘preghiera’ significa porsi in intima comunione col Padre. Qui scatta l’Amore e noi dobbiamo essere, come i discepoli, maestri in questa arte.
Ecco la preghiera che Maria insegna ai discepoli: ‘Vieni, Spirito Santo’, che è “la supplica ardente fatta insieme ogni giorno”. E poi ancora: ‘Vieni, Signore Gesù”, come la ritroviamo nel finale del libro dell’Apocalisse. “I discepoli”, osserva il relatore, “con Maria pregano ma anche ricordano particolari tutti riportati nel Vangelo lucano, cosa che solo una Madre può interpretare: essi emergono come moti interiori, stati d’animo, momenti intimi vissuti col Figlio”. Perciò Luca ci presenta Maria come colei sulla quale, come sugli apostoli che si porranno a proclamare grandi opere, è disceso lo Spirito Santo. “Gesù ha inviato il Paraclito (cioè Colui che intercede, ma anche ‘il Consolatore’) per rendere i discepoli esperti nell’arte sottile dell’Amore. (…) Lo Spirito Santo è la memoria viva della parola di Gesù. S. Agostino diceva che Gesù, appunto, è Maestro interiore. (…)Nel linguaggio comune ‘maestro’ è colui che insegna, ma non convince. (…) I discepoli ricevono convinzione dalla parola di Dio e sanno trasformarla nella presenza del Signore”. Mons. Cantoni ritiene che “è molto più ciò che sfugge, di quanto riusciamo a capire. Vi è altro, nella parola di Dio, oltre a ciò che abbiamo trovato. Chi è capace di esaurirne la ricchezza, rende grazie per quello che ha ricevuto (…) Quello che non abbiamo ricevuto subito, a causa della nostra debolezza, riceviamolo in altri momenti, magari un po’ alla volta”. La parola di Dio ci dice sempre qualcosa di nuovo. Questo accade nelle diverse situazioni. Nella visione teologica della Chiesa, lo Spirito Santo è luce. “Quando ci troviamo insieme, lo Spirito Santo accende la luce nelle nostre menti, ci aiuta a raccogliere la Parola di cui il Figlio è portatore”. Lo Spirito Santo è la luce continua della Chiesa, dapprima infusa nella mente dei discepoli, degli evangelisti, ispirando loro testi che hanno tenuta viva la parola di Dio, la quale sembra scritta per ciascuno di noi.
Nota il relatore: “Bisogna vivere illuminati per ‘vedere’ le persone accanto a noi come fratelli e sorelle da amare, non come concorrenti da superare o estranei da sfuggire. Quanto precede ci aiuta a considerare questi fratelli e sorelle che si sentiranno da noi, per sempre, accolti”. Il vescovo relatore termina la sua esposizione con una preghiera: “O Dio, Padre del Cristo nostro Salvatore (…) manda il tuo Spirito in aiuto alla nostra debolezza”.
La coordinatrice Graziella Moschino invita l’assistente regionale a prendere la parola. Mons. Roberto Busti esprime la gratitudine degli unitalsiani e sua a mons. Oscar Cantoni, “che, durante il suo ministero, ha fatto tante cose belle ed è profondo conoscitore di quel maestro interiore che è la Spirito Santo”.
Dopo l’intervento del presidente regionale Vittore De Carli, il quale espone quanto di effettuabile c’è nell’attuale situazione che ci vede “digiuni di pellegrinaggi”, mons. Cantoni risponde ad alcune domande rivoltegli dai collegati. In questo ambito, incoraggia tutti a trovare in noi “la capacità di vedere il piano di Dio in un progetto organico” e a dare un senso a quanto si realizza. Invita quindi a ‘dare’, senza provocare ‘vergogna’ a chi chiede. Questo è possibile prevenendo le richieste di aiuto con “lo slancio che nasce dal cuore”, agendo nel quotidiano. Perché la carità è discreta. “Maria ha rilevato: ‘Non hanno più vino’, poi è passata subito all’azione senza tanto sottolineare il fatto”.
A conclusione del collegamento, il vescovo recita, insieme agli unitalsiani, l’Ave Maria ed impartisce la benedizione “con un abbraccio”.