L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Francesco Beschi
“Maria, pellegrina della fede”
sintesi di Silvano Sala
Nell’iniziale difficoltà di collegamento con il relatore, il presidente regionale Vittore De Carli coinvolge l’assistente regionale mons: Roberto Busti in un dialogo introduttivo. Mons. Busti ritiene che si sente la necessità di raggiungere l’apice della nostra fede, specialmente nel periodo in cui viviamo: il vescovo di Bergamo ci potrà fare da ponte per raggiungere quelle risposte che ancora stiamo cercando. E sottolinea: “Qualcosa è andato storto e gli uomini non hanno più in pugno le redini del cavallo imbizzarrito”. L’Eucarestia ci chiama ad essere fratelli, uniti anche se distanziati nel celebrarla. Sempre sollecitato dal presidente De Carli, mons. Busti rileva come uno dei problemi oggi pendenti sulla Chiesa sia come preparare bambini (e famiglie) al primo incontro con l’Eucarestia, da effettuare magari con la sola presenza dei genitori. Il presidente rivolge poi lo sguardo alla perdita di tante persone, per il virus, e conferma la nostra intima vicinanza a coloro che sono stati colpiti dal lutto. Mons. Busti crede che, oggi, la compassione non sia più sufficiente: molte persone se ne sono andate da questo mondo, “quasi fossero cacciate”, private di quella tenerezza che anche il Padre ha usato con Gesù. Per arrivare a quelle coscienze, alla pace interiore, è necessario che la Comunità sia buona, sia tenera. Bisogna avere comprensione verso il dolore di queste persone. Riferendosi al pellegrinaggio a Loreto che avrebbe dovuto svolgersi in questi giorni, il presidente osserva che “un medicamento” potrebbe essere il pellegrinaggio virtuale, che farebbe rivivere momenti di spiritualità. La coordinatrice Graziella Moschino, che è riuscita a stabilire il contatto video e vocale col vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, presenta l’ultimo relatore del ciclo manifestando la propria soddisfazione perché gli incontri, qualificati e partecipati, hanno raggiunto l’obiettivo di tenere uniti gli unitalsiani lombardi. Il presidente regionale rammenta di avere conosciuto mons. Beschi a Caravaggio, otto anni or sono, quando il vescovo, chino su un suo anziano parroco, così prometteva: “Appena posso, farò una giornata con te”. L’assistente mons. Busti, richiamandosi alla realtà drammatica vissuta in questi giorni sia dallo stesso vescovo Beschi sia dai suoi sacerdoti, richiede alla Chiesa la stessa tenerezza che il Padre ha avuto con Gesù che stava morendo. E affida al relatore la platea collegata “perché sia raggiunta dalla parola di Dio”.
Mons. Francesco Beschi esordisce affermando che “l’Unitalsi appartiene un po’ alla mia storia”. Quindi si propone di riflettere con noi sulla figura di Maria “La diocesi di Bergamo”, ricorda, “è stata toccata con crudezza dalla violenza del contagio. Ho percorso luoghi significativi della mia diocesi recitando il S.Rosario. Ne ho riscoperto l’importanza: una grande meditazione sulla vita di Gesù attraverso la scansione della preghiera Ave Maria”. Continua il vescovo: “Maria è figura della pellegrina della fede”. Anch’egli si porta dentro il pellegrinaggio nelle strade vuote della diocesi e dove la prova era più evidente. Allora ritorna all’immagine di Maria, pellegrina della fede: un cammino che perdura tutta la vita. “La fede è un cammino”.’Meta del pellegrinaggio non è un luogo, ma un incontro’: sono parole di Giovanni Paolo II. Incontro con il malato, incontro con il Signore. “E con la fede. Nel momento in cui arriva, è un incontro”. Comunque essa, la fede, è il primo passo del cammino. Come Maria, “siamo chiamati ogni giorno a dire il nostro ‘Eccomi’: primo passo per mettere noi stessi in linea con la parola di Dio”. L’ammalato attende il nostro ‘’Eccomi’, che comunque attesta il nostro esserci: non tanto l’azione, ma la presenza. E’ la risposta ad un appello, ad una chiamata. ‘Eccomi’ è risuonato più volte nella Bibbia: Mosé, Abramo, Dio medesimo. “Oggi””, prosegue il relatore riferendosi alle attuali vicissitudini, “dove è finita la Chiesa? (…) Il nostro Dio si è fatto corpo, si è fatto carne… ora ci è venuto a mancare il corpo: con la privazione della presenza, ci è venuta a mancare l’originalità della Comunità cristiana. Mancano le celebrazioni, gli oratori sono ancora vuoti (…) E’ vero: i sacerdoti erano presenti e lo erano il personale sanitario e i volontari. (…) Così Maria all’Annunciazione (prima tappa): ‘Eccomi, sono la serva del Signore, si compia per me la tua parola’”. Ella condivide la volontà del Signore, ne è la fiduciaria, quindi non è solo ‘fare delle cose’: “E’ donna”, prosegue mons. Beschi “che viene incontrata dallo Spirito del Signore. (…) Come ha fatto, come è avvenuto che Maria abbia detto il suo ‘Eccomi’?”
La seconda tappa è la Visitazione. “Maria si mette in viaggio per andare da Elisabetta che, all’incontro, riconosce la fede di Maria”. Infatti, riporta Luca, al suo saluto esclama: ‘Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo (…)’ “Dice beata, non felice o altro, perché Elisabetta comprende che Maria ha preso la strada giusta”. Riconosciamo la fede di una persona (come Maria ed Elisabetta) e ce la riconosciamo reciprocamente. Succede che a volte noi siamo di scandalo, per la superficialità della nostra fede e il comportamento conseguente.
Qui irrompe il Magnificat (terza tappa) che è “la professione di fede di Maria”: ‘Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente’. “Domandiamoci: perché io credo? Maria ci dà la sua testimonianza”. Mons. Beschi dà voce a Maria ed elenca una serie di azioni che parlano di ciò che il Signore ha fatto per lei, ma anche quello che, nel fluire della storia umana, ha fatto per noi. Il Magnificat, spiega il vescovo relatore, è una raccolta di atti divini tratti dai salmi o da frammenti biblici. L’ascolto della Parola avviene in tanti modi: è sostenuto dalla fede ed essa si deposita in noi, agendo come frutto d’inseminazione. La Parola proviene dalla Bibbia, dalla liturgia, e noi partecipiamo alla liturgia della Comunità. Nei giorni scorsi ci è mancata, ma ci è rimasta la Parola. “La fede di Maria ci raggiunge attraverso la liturgia comunitaria che i nostri ascendenti hanno assimilato attraverso la tradizione. (…) Maria non aveva in mano i rotoli della Bibbia, ma aveva ben presente la tradizione. (…) Noi, in questi mesi, abbiamo camminato nella fede che nasceva anche dal silenzio dell’assimilazione. (…) Questo è il tempo del giudizio, non del giudizio di Dio ma il nostro.”.
Gli ammalati di coronavirus hanno fatto un cammino duro, indimenticabile: come Maria ‘stavano’ accanto alla croce. Un percorso di dolore, ma non erano abbandonati. Termina mons. Beschi: “Abbiamo percorso le tre grandi tappe di Maria: l’Annunciazione, la Visitazione, il Magnificat (…) Stare presso la Croce è il passo decisivo di ogni pellegrinaggio. Mai come durante il contagio la Comunità cristiana ha camminato.
La coordinatrice Graziella Moschino ringrazia il vescovo per “la bella lettura dell’ ‘Eccomi’”. Subito dopo, rispondendo con disponibilità ad alcune domande, mons. Francesco Beschi confida che, parlando di ‘cammino’, immediatamente pensa all’Unitalsi perché è forma dinamica attuale del pellegrinaggio. Il cammino vissuto insieme è cosa molto impegnativa, soprattutto oggi. Pertanto bisogna saper rinunciare a qualcosa di noi. Osserva poi che “stare presso la Croce significa essere autentico, che io ci sono veramente, anche col mio limite. So che essa non è risolutiva (Maria non ha tolto dalla croce Gesù), ma agisco con gratuità, con gesto d’amore”. Ricorda un saggio avvertimento della sua nonna: “Prega quando stai bene, perché quando si sta male non si riesce più a pregare”. E a chi racconta dell’esperienza (certo da non rimuovere) vissuta nel pieno della pandemia, come volontaria ad un presidio telefonico della Croce Rossa, afferma: “Rispondendo, era come tu dicessi ‘Eccomi’”.
Il presidente regionale Vittore De Carli, in chiusura del ciclo di collegamenti coi vescovi lombardi, esprime la sua gratitudine a tutti i presuli che sono intervenuti, ai molti sacerdoti che sono stati in collegamento, a Graziella di cui siamo stati ospiti e al cronista di queste righe sintetizzanti. Le parole conclusive sono dell’assistente regionale mons. Roberto Busti il quale (“aggiungo poche parole, ultimo vescovo ‘fra tanto senno’”) rinnova il suo grazie per questa esperienza inedita, mentre il vescovo di Bergamo, invocata l’intercessione di Maria, fa scendere su tutti noi la benedizione di Dio Onnipotente.