Amare è servire – Testimonianza e video del secondo incontro: “Servire Dio e gli uomini”
Il secondo incontro del ciclo di testimonianze “Amare è servire” ci ha fatto scoprire quanto la vita spirituale e quella “materiale” siano strettamente connesse.
La serata è stata introdotta da don Alessandro, che, riportando alla mente la decima stazione della Via Crucis “Gesù è spogliato delle vesti”, ricorda la grandezza di Gesù: per stare in tutto e per tutto accanto all’uomo, si è spogliato persino della sua divinità. Quando Gesù chiede di seguirLo, chiede di essere come Lui, di vivere la povertà evangelica, di essere poveri per servire i poveri e portare al mondo la Buona Novella.
Proprio a questo si ricollega l’ospite della serata, suor Miriam di Gesù Risorto, giovane consacrata delle sorelle minori di San Francesco. Conferma che la sua scelta di povertà è nata guardando alla povertà di Gesù. Sulla base di questo, ha fatto sua l’immagine di Gesù deposto dalla croce, consegnato nelle mani di chi desiderava prendersene cura. Anche a ognuno di noi questo corpo viene consegnato: è con questa idea che suor Miriam vede negli altri la presenza misteriosa e concreta di Dio, è così che il servizio a Dio e il servizio agli uomini convergono.
Proponendo alcuni aneddoti della sua vita, suor Miriam ha raccontato come si è sentita chiamata a questo duplice servizio, focalizzandosi su due parole chiave: evangelizzazione, che è la caratteristica dell’apostolato del suo ordine, e servizio agli ammalati, una sfumatura del servizio che le è propria.
La chiamata al servizio all’uomo è nata molto presto, quando, a soli 17 anni, ha prestato servizio in una mensa dei poveri. Dopo quell’esperienza, si è sentita completa; nel donarsi agli altri, si è sentita veramente se stessa. Ma come fare per estendere questa sensazione alla vita intera? Decide allora di iscriversi a medicina. Voleva essere un medico missionario e girare l’Africa intera per dare sostegno a chi ne ha più bisogno. Sentiva, però, che nulla di tutto ciò le avrebbe dato pienezza se non ci fosse stata la presenza di Dio. Ecco, allora, che nasce la consapevolezza di essere chiamata alla vita consacrata. Di nuovo, appartenere non più a se stessa, ma a Dio, la faceva sentire più piena e più vera.
Il desiderio più grande era ora quello di avvicinarsi all’uomo così com’è, nella sua povertà materiale e spirituale. Da medico, ha avuto accesso alla nudità dei pazienti: in quei momenti, gli uomini sono tutti uguali, tutti bisognosi allo stesso modo di cure e di aiuto. In particolare, l’esperienza fatta in un ambulatorio palermitano dedicato agli immigrati clandestini, le ha permesso di prendersi cura delle persone con grande dedizione; toccare le loro ferite era come toccare la carne di Cristo sofferente.
Attualmente suor Miriam si trova a Birmingham, nell’Inghilterra centrale, dove svolge il suo apostolato di evangelizzazione. Sottolinea che ognuno di noi può essere evangelizzatore, secondo la creatività che l’Amore di Dio concede a ognuno: l’importante è prendersi cura del bisogno più profondo dell’uomo. E nonostante questo bisogno non appaia concreto, lo sono le conseguenze nel caso esso venga trascurato. Attaccamento al denaro, alcol, droga, affettività disordinata, famiglie distrutte: sono solo alcuni dei danni che l’uomo subisce quando si allontana da Dio. Anche queste sono le povertà di cui la Chiesa deve farsi carico.
Con la difficoltà della lingua, suor Miriam ha riscoperto il valore di ogni singola parola detta a coloro che dimostrano il bisogno essenziale di Dio.