Le Sottosezioni festeggiano l’11 febbraio
Ecco come le Sottosezioni dell’Unitalsi Lombarda hanno festeggiato l’11 febbraio, giornata dedicata alla Madonna di Lourdes.
Read MoreL’11 febbraio si celebra la Madonna di Lourdes: la Chiesa ricorda la prima apparizione
Protagonista la piccola Bernadette Soubirous. E’ anche la Giornata internazionale del malato istituita 30 anni fa da Giovanni Paolo II.
L’11 febbraio si celebra la Madonna di Lourdes. La Chiesa ricorda, infatti, l’apparizione della Madonna a Bernadette Soubirous, avvenuta quel giorno del 1858 nella grotta di Lourdes, poi sede del più celebre santuario mariano del mondo, che sarà riaperto per l’occasione, dopo due anni di chiusura a causa dell’emergenza sanitaria Covid. Bernadette Soubirous entrata successivamente in un convento come infermiera, col nome di Maria Bernarda, morì il 16 aprile 1879 e divenne lei stessa santa.
Giovanni Paolo II l’11 febbraio 1992 istituì la Giornata internazionale del malato in ricordo di quell’apparizione.
Buona festa a tutti! Saremo nelle nostre Sottosezioni a dire ancora il nostro grazie per avere incrociato il nostro cuore e la nostra vita con il grande mistero di Lourdes, il mistero dello sguardo della Madre di Dio rivolto ad una ragazzina collocata alla periferia della storia. A noi, come a Bernadette, viene rivolta la stessa tenerissima richiesta: “Volete farmi il favore di venire qui…?”. È una richiesta rivolta a noi, a tutti noi, ed è rivolta all’Associazione. Noi siamo la concreta risposta a questa richiesta. Noi siamo tra coloro che permettono a tanti di rispondere a questa richiesta andando a Lourdes. Dobbiamo avere fiducia: chi ha chiesto a noi e a tutti di andare a Lourdes in pellegrinaggio continuerà a sostenerci. Dobbiamo solo impegnarci, crederci e avere coraggio! Oggi tanta gente sarà a Lourdes per poter entrare nella Grotta e vivere la gioia di un nuovo inizio. Tocca a noi decidere. Il cuore dell’Associazione sono i pellegrinaggi, a cominciare da quelli a Lourdes. Dobbiamo ripartire dal nostro cuore. Buona festa a tutti!
Read MoreAl via i lavori per la Casa di Fabrizio Frizzi di Milano
Lunedì 14 gennaio sono iniziati i lavori di ristrutturazione della Casa di Accoglienza “Fabrizio Frizzi” per famiglie di bambini ricoverati.
L’edificio, di tre piani per 250 metri quadrati complessivi, si trova accanto al santuario della Madonna delle Grazie all’Ortica, in via Giovanni Amadeo 90, alla periferia est di Milano.
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Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXX Giornata Mondiale del Malato
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
11 febbraio 2022
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).
Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità
Cari fratelli e sorelle,
trent’anni fa san Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura. [1]
Siamo riconoscenti al Signore per il cammino compiuto in questi anni nelle Chiese particolari del mondo intero. Molti passi avanti sono stati fatti, ma molta strada rimane ancora da percorrere per assicurare a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione, le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale, perché possano vivere il tempo della malattia uniti a Cristo crocifisso e risorto. La 30ª Giornata Mondiale del Malato, la cui celebrazione culminante, a causa della pandemia, non potrà aver luogo ad Arequipa in Perù, ma si terrà nella Basilica di San Pietro in Vaticano, possa aiutarci a crescere nella vicinanza e nel servizio alle persone inferme e alle loro famiglie.
1. Misericordiosi come il Padre
Il tema scelto per questa trentesima Giornata, «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36), ci fa anzitutto volgere lo sguardo a Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4), il quale guarda sempre i suoi figli con amore di padre, anche quando si allontanano da Lui. La misericordia, infatti, è per eccellenza il nome di Dio, che esprime la sua natura non alla maniera di un sentimento occasionale, ma come forza presente in tutto ciò che Egli opera. È forza e tenerezza insieme. Per questo possiamo dire, con stupore e riconoscenza, che la misericordia di Dio ha in sé sia la dimensione della paternità sia quella della maternità (cfr Is 49,15), perché Egli si prende cura di noi con la forza di un padre e con la tenerezza di una madre, sempre desideroso di donarci nuova vita nello Spirito Santo.
2. Gesù, misericordia del Padre
Testimone sommo dell’amore misericordioso del Padre verso i malati è il suo Figlio unigenito. Quante volte i Vangeli ci narrano gli incontri di Gesù con persone affette da diverse malattie! Egli «percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23). Possiamo chiederci: perché questa attenzione particolare di Gesù verso i malati, al punto che essa diventa anche l’opera principale nella missione degli apostoli, mandati dal Maestro ad annunciare il Vangelo e curare gli infermi? (cfr Lc 9,2).
Un pensatore del XX secolo ci suggerisce una motivazione: «Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro». [2] Quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente. Come non ricordare, a questo proposito, i numerosi ammalati che, durante questo tempo di pandemia, hanno vissuto nella solitudine di un reparto di terapia intensiva l’ultimo tratto della loro esistenza, certamente curati da generosi operatori sanitari, ma lontani dagli affetti più cari e dalle persone più importanti della loro vita terrena? Ecco, allora, l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza. [3]
3. Toccare la carne sofferente di Cristo
L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addetti all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre. Cari operatori sanitari, il vostro servizio accanto ai malati, svolto con amore e competenza, trascende i limiti della professione per diventare una missione. Le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre. Siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità che essa comporta.
Benediciamo il Signore per i progressi che la scienza medica ha compiuto soprattutto in questi ultimi tempi; le nuove tecnologie hanno permesso di approntare percorsi terapeutici che sono di grande beneficio per i malati; la ricerca continua a dare il suo prezioso contributo per sconfiggere patologie antiche e nuove; la medicina riabilitativa ha sviluppato notevolmente le sue conoscenze e le sue competenze. Tutto questo, però, non deve mai far dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità. [4] Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia. Per questo auspico che i percorsi formativi degli operatori della salute siano capaci di abilitare all’ascolto e alla dimensione relazionale.
4. I luoghi di cura, case di misericordia
La Giornata Mondiale del Malato è occasione propizia anche per porre la nostra attenzione sui luoghi di cura. La misericordia verso i malati, nel corso dei secoli, ha portato la comunità cristiana ad aprire innumerevoli “locande del buon samaritano”, nelle quali potessero essere accolti e curati malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l’esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie. A farne le spese, in queste situazioni, sono soprattutto i bambini, gli anziani e le persone più fragili. Misericordiosi come il Padre, tanti missionari hanno accompagnato l’annuncio del Vangelo con la costruzione di ospedali, dispensari e luoghi di cura. Sono opere preziose mediante le quali la carità cristiana ha preso forma e l’amore di Cristo, testimoniato dai suoi discepoli, è diventato più credibile. Penso soprattutto alle popolazioni delle zone più povere del pianeta, dove a volte occorre percorrere lunghe distanze per trovare centri di cura che, seppur con risorse limitate, offrono quanto è disponibile. La strada è ancora lunga e in alcuni Paesi ricevere cure adeguate rimane un lusso. Lo attesta ad esempio la scarsa disponibilità, nei Paesi più poveri, di vaccini contro il Covid-19; ma ancor di più la mancanza di cure per patologie che necessitano di medicinali ben più semplici.
In questo contesto desidero riaffermare l’importanza delle istituzioni sanitarie cattoliche: esse sono un tesoro prezioso da custodire e sostenere; la loro presenza ha contraddistinto la storia della Chiesa per la prossimità ai malati più poveri e alle situazioni più dimenticate. [5] Quanti fondatori di famiglie religiose hanno saputo ascoltare il grido di fratelli e sorelle privi di accesso alle cure o curati malamente e si sono prodigati al loro servizio! Ancora oggi, anche nei Paesi più sviluppati, la loro presenza è una benedizione, perché sempre possono offrire, oltre alla cura del corpo con tutta la competenza necessaria, anche quella carità per la quale il malato e i suoi familiari sono al centro dell’attenzione. In un tempo nel quale è diffusa la cultura dello scarto e la vita non è sempre riconosciuta degna di essere accolta e vissuta, queste strutture, come case della misericordia, possono essere esemplari nel custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio fino al suo termine naturale.
5. La misericordia pastorale: presenza e prossimità
Nel cammino di questi trent’anni, anche la pastorale della salute ha visto sempre più riconosciuto il suo indispensabile servizio. Se la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri – e i malati sono poveri di salute – è la mancanza di attenzione spirituale, non possiamo tralasciare di offrire loro la vicinanza di Dio, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. [6] A questo proposito, vorrei ricordare che la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli. Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato» ( Mt 25,36).
Cari fratelli e sorelle, all’intercessione di Maria, salute degli infermi, affido tutti i malati e le loro famiglie. Uniti a Cristo, che porta su di sé il dolore del mondo, possano trovare senso, consolazione e fiducia. Prego per tutti gli operatori sanitari affinché, ricchi di misericordia, offrano ai pazienti, insieme alle cure adeguate, la loro vicinanza fraterna.
Su tutti imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
Roma, San Giovanni in Laterano, 10 dicembre 2021, Memoria della B.V. Maria di Loreto
Francesco
Giornata dell’adesione 2021 – Domenica 28 novembre 2021
Cari Amici,
il 28 Novembre 2021, Prima domenica d’Avvento, celebreremo la Giornata dell’Adesione.
Vivremo insieme un momento di preghiera e di riflessione che rappresenterà una sollecitazione a rinnovare nell’unità la nostra scelta associativa e la nostra fede carica di speranza.
Nell’augurarvi di vivere questo momento, come sempre, con tutti i nostri amici malati o disabili e all’insegna della condivisione, vi rinnoviamo l’invito alla campagna social #aderiscoxché.
SCARICA IL PDF RITO DELL’ADESIONE UNITALSI 2021
SCARICA IL PDF GIORNATA ADESIONE 2021 E TESSERA ASSOCIATIVA 2022
Read MoreAway Game 2021 – World Shooting Para Trap Lonato del Garda
Dal 20 al 26 settembre 2021 si è svolta a Lonato del Garda una gara Internazionale di tiro al piattello (specialità Trap) riservata ad atleti paralimpici. La prova, valida per il campionato del mondo di specialità, ha visto la partecipazione di numerosi atleti provenienti da tutto il mondo (Albania-America-Cipro-Finlandia-Francia-Germania-Inghilterra-Norvegia-Romania-Russia) con una folta partecipazioni di atleti Italiani.
La manifestazione ospitata dal “Trap Concaverde” di Lonato del Garda, annoverato fra i più grandi, moderni e attrezzati campi in Europa, ci ha visti protagonisti ancora una volta a favore dello sport paralimpico. Unitalsi Lombarda Away Game con i suoi autisti e i propri mezzi attrezzati ha offerto con puntualità e professionalità servizi di trasporto da e per gli aeroporti di Bergamo, Linate, Malpensa e Verona , per proseguire durante tutta la settimana di gare, garantendo i trasporti da e per gli Hotel al campo gara, raccogliendo come sempre l’apprezzamento da parte di tutti i partecipanti all’evento.
Coinvolti autisti e relativi mezzi delle sottosezioni di Bollate, Como, Lecco, Mantova, Sondrio, Varese, coordinati sul campo da Francesca e Valentino. Nel rispetto delle norme igienico/sanitarie imposte dal Sars Cov.19, tutti i mezzi sono stati sanificati prima e dopo ogni servizio, l’accesso ai medesimi è stato consentito solo in possesso di Green Pass, tutti hanno viaggiato con mascherina, sottoponendosi al test della temperatura.
Affiatamento e profonda amicizia hanno di nuovo consolidato un gruppo di volontari che quest’anno ha finalmente ripreso a ritrovarsi sui vari campi gara al fianco di tante Federazioni sportive. A tutti la mia profonda riconoscenza e un grande GRAZIE per quest’avventura iniziata nel 2013 in un piccolo campo di Equitazione in provincia di Varese, via via cresciuta ed implementata a favore di tante discipline paralimpiche e che oggi si declina in UNITALSI LOMBARDA AWAY GAME!
AWAY GAME, letteralmente significa “partita fuori casa” proprio perché, non dimenticando la nostra origine associativa e riconoscendo nel Santuario di Lourdes la nostra prima casa, ci trasferiamo a volte per operare in territori meno riconducibili alla fede, ma sempre a favore di chi ha bisogno del nostro aiuto!
Infine un arrivederci al 2022, ma soprattutto prepariamoci per i “Giochi Paralimpici Invernali Milano Cortina 2026” che ci vedranno di nuovo sul campo, in particolare a Milano dove si svolgerà la maggior parte di gare sul ghiaccio e a Cortina a favore degli atleti Italiani e di chi vorrà beneficiare dei nostri servizi!
Luciano Pivetti
Unitalsi Lombarda Away Game
Quarta giornata a Lourdes, 24 settembre
Una celebrazione nel segno della gratitudine. Un invito a diventare donne e uomini “del grazie”. Alla scuola di Maria. Per progredire lungo la via della “conoscenza di Gesù”. E rispondere così alla chiamata a “diventare partecipi della natura divina”. Sono le coordinate essenziali della celebrazione conclusiva del pellegrinaggio della diocesi di Milano a Lourdes, presieduta – venerdì 24 settembre – dall’arcivescovo Mario Delpini.
A introdurre la Messa, ospitata dalla Basilica sotterranea intitolata a San Pio X, l’intervento del presidente di Unitalsi Lombarda, Vittore De Carli, a ricordare i cent’anni di vita dell’associazione. Parole nel segno della riconoscenza, della memoria, dell’apertura alle nuove sfide della carità. “Siamo ricchi di esperienze e tradizioni che provengono dalla storia costruita in cent’anni e, insieme, ci dobbiamo presentare poveri di fronte al futuro, pronti a imparare e a metterci in discussione, individuando nuovi campi di azione e metodi di prossimità a coloro che, anche nel mutare dei tempi, sono nella difficoltà e nella malattia”, ha detto De Carli. La memoria dei cent’anni unisce, dunque, la riconoscenza verso quanti hanno iniziato, promosso e sviluppato il cammino dell’Unitalsi, e la sollecitudine verso le questioni poste dai tempi nuovi.
Una disponibilità a “diventare storia di grazia e di libertà”, a “continuare la missione della Chiesa”, a “risvegliare la gratitudine in questa società depressa e invecchiata”, ha chiesto Delpini in omelia, chiamando i fedeli ambrosiani a tornare rinnovati dal pellegrinaggio a Lourdes, a riprendere il proprio posto nella vita delle famiglie e delle comunità come donne e uomini “del grazie”, come “quelli della prontezza nel servire, e del servire nella gioia”, come Maria “che si reca in fretta nella casa di Elisabetta”, ha detto l’arcivescovo in omelia. Quelli che sono rimasti a casa potranno riconoscere i pellegrini tornati da Lourdes per “la nostra letizia che resiste alle prove – ha sottolineato il presule – e la nostra gratitudine al Signore per le grazie ricevute”.
Parole che Unitalsi Lombarda raccoglie, appunto, nel segno della gratitudine. E riconoscenza che si trasforma in gesto. Ecco, dunque, il presidente De Carli consegnare alla fine della Messa un dono – il simbolo dell’Unitalsi in argento – a Delpini, al vescovo emerito di Mantova Roberto Busti, assistente spirituale dell’Unitalsi Lombarda, a don Massimo Pavanello, responsabile diocesano del Servizio per la pastorale del Turismo e dei Pellegrinaggi, a monsignor Vittorio Madè del Centro volontari sofferenza, a Carlo Settembrini del Sovrano Ordine Militare di Malta e a don Antonio Suighi dell’Oftal.
Sempre nel segno della riconoscenza, il fare memoria, nella preghiera, dei sacerdoti e dei consacrati morti in tempo di pandemia. E il ricordo di alcuni significativi anniversari. A partire dall’ingresso di Delpini a Milano quale arcivescovo (24 settembre 2017, mentre il 23 settembre 2007 riceveva l’ordinazione episcopale), dal 30° di ordinazione episcopale del cardinale Angelo Scola (21 settembre 1991) e dal 14° di Busti (22 settembre 2007). Don Pavanello ha ricordato inoltre il 50° di ordinazione sacerdotale di don Silvio Zurlo, don Francesco Vitari e monsignor Madè e il 25° di don Gianluca Pisati e di don Alessandro Repossi, assieme al 60° di professione di suor Ester Comi. Ogni data, ogni, anniversario, ogni nome, ogni volto, un’occasione per dire “grazie”. E per scoprirsi “popolo del grazie”, chiamato a “compiere il cammino – ha affermato Delpini – che a partire dalla fede conduce alla virtù”. E “diventare capaci di amare per essere conformi all’umanità di Gesù”.
LEGGI L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DELPINI
Read MoreTerza giornata a Lourdes, 23 settembre 2021
L’Unitalsi Lombarda compie cent’anni. E l’arcivescovo Mario Delpini rinnova il suo «grazie» all’associazione: per la dedizione nel servizio alle persone ammalate e fragili, per la sua capacità organizzativa. E per l’intraprendenza con cui sta dando vita ad un’opera preziosa come la casa d’accoglienza per i familiari di bambini ricoverati negli ospedali di Milano e provenienti da altre città e regioni, che sorgerà all’Ortica, alla periferia orientale del capoluogo lombardo, e che verrà intitolata a Fabrizio Frizzi, indimenticato amico dell’Unitalsi.
L’occasione di questo «grazie»: l’incontro dell’arcivescovo con i pellegrini e i volontari dell’Unitalsi, nella terza giornata del pellegrinaggio della diocesi di Milano a Lourdes. Il caldo sole d’autunno ha permesso di vivere all’aperto – al Podio, appena oltre la chiesa di Santa Bernadette, di fronte alla Grotta delle Apparizioni, sull’altra riva della Gave – questo incontro con il pastore della Chiesa ambrosiana. Prima di lui ha preso la parola l’arcivescovo emerito di Trento Luigi Bressan, assistente spirituale nazionale dell’Unitalsi. «Lourdes è un ambiente internazionale. Il Signore ha voluto che dai diversi popoli sorgesse un’unica famiglia. E di questa famiglia anche noi siamo i costruttori – ha detto Bressan, fra i partecipanti al pellegrinaggio assieme all’assistente di Unitalsi Lombarda, il vescovo Roberto Busti –. Preghiamo perché tutti i popoli della terra possano conoscere la bellezza e il conforto del Vangelo. Come ci ricorda papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, alla sinfonia dei popoli e delle culture del mondo non manchi mai la voce e la luce del Vangelo».
Quindi il saluto di Delpini. E le sue parole di ringraziamento per la missione prestata con tanta «dedizione, capacità organizzativa, intraprendenza» dall’Unitalsi. «Ringraziamo l’arcivescovo perché nel suo cuore accoglie sempre tutti i nostri ammalati», ha detto a sua volta Vittore De Carli, presidente di Unitalsi Lombarda, prima di ricordare – salutato dagli applausi dei partecipanti – come in questa giornata ricorra l’anniversario di ordinazione episcopale di Delpini. Era il 23 settembre del 2007 quando Delpini riceveva – nel Duomo di Milano, dal cardinale Dionigi Tettamanzi – l’ordinazione episcopale, dopo essere stato nominato da Benedetto XVI, a luglio, ausiliare di Milano.
L’incontro dell’Unitalsi Lombarda con Delpini è stato innanzitutto una occasione di preghiera condivisa, sotto la guida del pastore. Che alla fine, attingendo anche alla sua stessa esperienza, ha affermato: «Non esistono “i malati”, ciascuno è unico con la sua vicenda personale. Ognuno porta dentro di sé una pena e un’aspettativa. La malattia sembra come chiamarci per nome. Nella vita, a differenza dei libri di medicina, noi non siamo casi clinici ma persone, ciascuna con il proprio dolore, il proprio bisogno, la propria speranza». All’Unitalsi la missione di accogliere ciascuna persona sofferente nella sua unicità e originalità.
L’incontro si è svolto in tarda mattinata. Prima di congedarsi, l’arcivescovo ha consegnato a ciascun partecipante un’immaginetta con una parola di benedizione. E si è concesso, sorridente, alle foto di gruppo e con singoli pellegrini. Ma, nel pomeriggio, Delpini è tornato a rivolgere la sua parola all’Unitalsi. Come? Con il messaggio per i cent’anni di vita della Sezione Lombarda, letto dal vescovo Busti nella chiesa di Santa Bernadette, lato Carmelo, dove alle 15,30 si è svolta la celebrazione di accoglienza del personale al primo viaggio. Parole, quelle dell’arcivescovo, per ringraziare «uno per uno» volontari, dame, barellieri, persone ammalate, e «invocare la benedizione di Dio perché uno per uno formiamo questa immensa fraternità animata dall’amicizia e dalla carità, da cent’anni e per i prossimi cent’anni».
La terza giornata di pellegrinaggio si era aperta alle 8,30 del mattino con la Messa presieduta da Delpini alla Grotta di Lourdes, celebrata nel giorno della festa di san Pio da Pietrelcina. Riprendendo il passo evangelico dell’incontro fra Gesù e il «notabile ricco», l’arcivescovo ha ricordato come solo accogliendo l’invito di Gesù – vivi con me, vivi come me – possa trovare compimento la nostra vita. Dalla sequela di Gesù nasce la dedizione alla missione della Chiesa e al farsi prossimo a tutti. «La cura per gli altri può dare al nostro incompiuto la giusta misura – ha spiegato Delpini –. La cura per gli altri, la passione per la missione, ci liberano dall’ossessione di pensare a quello che ci manca per cominciare a pensare a quello che abbiamo e a come può servire, e a come possiamo servire, a preparare il regno di Dio che viene. Ogni nostra situazione sia occasione propizia per ricevere questa annunciazione: vieni con me! Seguimi! vivi con me, vivi come me!».
Nel pomeriggio l’arcivescovo ha incontrato i pellegrini e i volontari dell’Oftal, quindi ha presieduto la processione eucaristica. Verso sera, infine, ha condiviso un incontro di preghiera alla Grotta con i sacerdoti e i diaconi presenti fra i 1.300 pellegrini ambrosiani a Lourdes.
LEGGI L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO DELPINI
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Seconda giornata a Lourdes, 22 settembre 2021
«Questo tempo e questa situazione hanno bisogno di gente che è forte perché si fida di Dio e si affida a Dio. L’incisività nella storia che viviamo non è dovuta ai ruoli, ai soldi, ai titoli di studio. Noi vorremmo tornare a casa con il coraggio di chi si affida a Maria. “Tu fortitudo mea”, come recita il motto episcopale del beato cardinal Ferrari». È un appello a uscire da presunzioni e autoreferenzialità e a scoprire nell’affidamento a Maria e al Signore la radice della forza con cui vivere la nostra vocazione, nella vita di ogni giorno, quello che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini ha lanciato mercoledì 22 settembre nel secondo giorno del pellegrinaggio diocesano a Lourdes.
Un giorno per crescere nella conoscenza e nell’amore per Maria. Così è stato fin dal mattino, con l’arcivescovo a presiedere la Messa Internazionale nella Basilica sotterranea intitolata a San Pio X. E a presentare, in omelia, Maria come maestra della «libertà» che insegna ad «essere poveri, casti, umili». Maria è l’Immacolata. Dunque colei che testimonia e insegna la libertà dalla necessità di farsi valere, di imporsi, di cercare la propria sicurezza nel possesso delle persone e delle cose. Maria «insegni a tutti i figli di Dio» quali «contenuti può rivelare questa partecipazione alla grazia», ha invocato Delpini. Maria ci accompagni lungo «cammini di libertà» per diventare, a nostra volta, «umili, casti, poveri».
Come quella di tanti pellegrini, la giornata dell’arcivescovo Delpini era iniziata, di primo mattino, alle Piscine. La pandemia ha reso impossibile, per ora, il gesto dell’immersione. Così, in alternativa, si offre ai pellegrini la possibilità di un altro gesto – lavarsi le mani e il volto, bere l’acqua – che si ispira direttamente alle parole che la Madonna disse a Bernadette Soubirous durante la nona apparizione, quella del 25 febbraio 1858. Un gesto che chiede umiltà, per essere compiuto, e che a sua volta ispira conversione e fraternità: «Il nostro peccato non è una difficoltà per il perdono, ma lo è la superbia», ha ricordato l’arcivescovo.
Maria è maestra della libertà che abilita all’amore disinteressato del servizio. Che apre al “farsi prossimo”. E sono volto esemplare di questo amore i volontari delle associazioni che si fanno carico di accompagnare e accudire i pellegrini ammalati e non autosufficienti. Quattro in particolare quelle coinvolte in questo primo pellegrinaggio diocesano dopo lo scoppio della pandemia: Unitalsi Lombarda (che ricorda i suoi cent’anni di fondazione), Oftal, Cvs (Centro volontari sofferenza) e Smom (Sovrano Militare Ordine di Malta). Dopo la Messa Internazionale, Delpini ha potuto incontrare pellegrini e volontari di Cvs e Smom. Il suo invito: causa pandemia ci sono meno pellegrini ammalati? Avete meno da “fare”? Bene: non perdete l’occasione di vivere in questi giorni un’esperienza spirituale più profonda. Dedicate più tempo alla preghiera, alla riflessione, al dialogo fra voi.
Maria, anche in questo, sarà maestra di ciò che dà fondamento stabile alla fortezza che ci è richiesta in questo tempo. Lo ha ribadito l’arcivescovo concludendo nel pomeriggio, nella chiesa di Santa Bernadette, l’incontro dedicato al cardinal Ferrari – suo il motto episcopale che fa da titolo al pellegrinaggio diocesano: «tu fortitudo mea» – che ha visto, nell’intervento di padre Giuseppe Serighelli, passionista, in servizio al Santuario di Lourdes – l’occasione per scoprire nel beato cardinal Ferrari un maestro e testimone di vera devozione mariana.
Dopo la catechesi, la preghiera. Dopo l’incontro in Santa Bernadette, il Rosario, guidato da Delpini alla Grotta e trasmesso in diretta da Tv 2000. Un momento intenso e partecipato. Come, a sera, la processione “aux flambeaux” presieduta anch’essa dall’arcivescovo di Milano. Occasioni per attingere, come popolo in cammino, come Chiesa che prega, alla sorgente della forza e del coraggio. Occasioni per dire a Maria: «tu fortitudo mea».
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Prima giornata a Lourdes, 21 settembre 2021 – Basilica Santa Bernadette
«Facciamo festa non per una convinzione solitaria, ma perché siamo comunità con Maria, la madre. Siamo Chiesa in preghiera e la presenza di Maria è motivo di consolazione e di fiducia». È un caldo invito a dire basta al «cristianesimo triste, depresso, lamentoso», a dire basta a «comunità cristiane scoraggiate, complessate, pessimiste, nostalgiche», quello che l’arcivescovo Mario Delpini ha lanciato presiedendo nella chiesa di Santa Bernadette, nel pomeriggio di martedì 21 settembre, la Messa di apertura del pellegrinaggio della diocesi di Milano a Lourdes. Il primo celebrato dopo lo scoppio dell’emergenza Covid.
Il pellegrinaggio, al quale partecipano 1.300 pellegrini giunti dalle terre ambrosiane, fa memoria di due importanti anniversari. Il primo sono i cent’anni dalla morte del beato cardinale arcivescovo di Milano Andrea Carlo Ferrari, che fu non solo pastore della carità materiale e intellettuale, ma anche precursore del pellegrinaggio moderno e maestro di spiritualità mariana. Il secondo anniversario sono i cent’anni di vita di Unitalsi Lombarda, che – guidata dal presidente Vittore De Carli e dall’assistente spirituale, il vescovo emerito di Mantova Roberto Busti – ha portato a Lourdes 520 persone, fra cui 40 ammalati, 10 tra medici e farmacisti, 14 sacerdoti, due vescovi (con Busti l’arcivescovo emerito di Trento, Luigi Bressan, assistente spirituale nazionale dell’Unitalsi) e 148 tra sorelle e barellieri.
A offrire il tema del pellegrinaggio, il motto episcopale del cardinal Ferrari: «tu fortitudo mea». Ed è nel segno dell’affidamento a Maria, che si è aperto il pellegrinaggio. Sui volti dei pellegrini, la gioia e la commozione per essere potuti finalmente tornare a Lourdes. Sentimenti che hanno cancellato la fatica del viaggio, da tutti condivida, seppur diversamente affrontata da chi è arrivato in aereo o con il pullman. A Lourdes, ora, l’occasione di vivere giorni di servizio, condivisione, fraternità, come ha suggerito l’arcivescovo Delpini. Giorni per attingere, nell’incontro con Gesù che salva e libera, alla sorgente della gioia. E poter dire basta al «cristianesimo triste, depresso e lamentoso».
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