Amare è servire – Secondo incontro: “Servire Dio e gli uomini”
Giovedì 18 febbraio, ore 21.00
Siete invitati alla seconda serata del ciclo di testimonianze “Amare è servire”. Argomento della serata sarà “Servire Dio e gli uomini”.
La nostra ospite, Suor Miriam di Gesù Risorto, racconterà alcuni episodi che l’hanno portata alla scelta attuale, quella della vita religiosa di povertà evangelica e di attenzione al prossimo.
Per avviare la procedura di registrazione e partecipare alla testimonianza, invia una mail a: segreteria@unitalsilombarda.it oppure ➡️ ➡️ ➡️ CLICCA QUI
Per difficoltà nella fase di registrazione, contatta Maria Cristina Porro (mery0986@hotmail.com – 331482958).
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Unitalsi: essere buoni samaritani oggi. Operatori sanitari nei pellegrinaggi e non solo – Radio Mater
Domenica 14 febbraio ore 18.15, festa di San Valentino sulle frequenze di Radio Mater la sezione lombarda dell’Unitalsi – Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati Lourdes e Santuari Internazionali – ricorda la festa degli innamorati celebrando l’amore, quello più grande, per il prossimo. Il tradizionale appuntamento mensile sull’emittente mariana viene infatti dedicato al tema “Unitalsi: essere buoni samaritani oggi. Operatori sanitari nei pellegrinaggi e non solo”.
Al centro della rubrica “Per Maria a Gesù”, una trasmissione a cura di Adriano Muschiato e condotta da Vittore De Carli saranno le testimonianze di infermieri, medici, farmacisti e operatori sanitari che accompagnano i pellegrinaggi mariani a Lourdes, Loreto, Fatima o Caravaggio.
Tra gli ospiti la dottoressa Maria Vittoria Dell’Acqua responsabile medico regionale della Sezione Lombarda dell’Unitalsi e membro dell’Hospitalitè Notre Dame de Lourds e il dottor Mario Botta cardiologo oggi in pensione che nel 1982 fu designato dal Bureau Médical di Lourdes a seguire San Giovanni Paolo II in occasione del suo primo pellegrinaggio alla grotta di Massabielle. I due medici apriranno anche una finestra sul Bureau Médical di Lourdes, il centro che raccoglie e studia la documentazione scientifica delle guarigioni inspiegabili. Tra le migliaia di dossier approfonditi sono 70, al momento, i casi riconosciuti dalla Chiesa come miracoli. Con il dottor Carlo Grossi, nefrologo si parlerà del centro dialisi realizzato a Lourdes per dare modo anche alle persone dializzate di recarsi in pellegrinaggio.
Interverranno alla trasmissione l’assistente regionale monsignor Roberto Busti e Marco Maggi, consigliere regionale di Unitalsi e coordinatore con Maria Cristina Porro del gruppo giovani di Unitalsi. Maggi presenterà l’iniziativa “Amare è servire”, ciclo di testimonianze promosso dai giovani via Zoom che nel prossimo appuntamento del 18 febbraio avrà tra i suoi ospiti online suor Miriam di Gesù Risorto, una giovane religiosa francescana laureata in medicina, che racconterà ai giovani unitalsiani le esperienze che l’hanno portata a “servire Dio e gli uomini”.
Consultando il sito di Radio Mater (CLICCA QUI) si potranno avere tutte le informazioni per l’ascolto.
Read MoreRadio Mater: evento speciale in occasione del 163esimo anniversario delle Apparizioni di Maria, XXIX Giornata del Malato
Giovedì 11 febbraio dalle 20 alle 22.30, con il cuore alla grotta di Lourdes, l’Unitalsi e Radio Mater propongono un momento di preghiera e di incontro per tutti gli unitalsiani.
L’appuntamento sarà ricco di testimonianze e ospiti a partire dal presidente regionale di Unitalsi Lombarda, Vittore De Carli che condurrà in studio con Enrico Viganò.
A guidare la recita del santo rosario, in collegamento da Lourdes, sarà Padre Nicola Ventriglia, responsabile dei cappellani italiani a Lourdes, e lo farà nello stile che caratterizza ogni giorno la preghiera mariana dalla grotta di Massabielle.
Tra gli ospiti ci saranno l’assistente della Sezione Lombarda dell’Unitalsi monsignor Roberto Busti e il presidente nazionale dell’Unitalsi Antonio Diella.
L’incontro si concluderà con un confronto sul messaggio di Lourdes oggi, attraverso le parole di tre giornalisti della stampa cattolica: Lorenzo Rosoli, Filippo Anastasi ed Enrico Viganò e del presidente nazionale Unitalsi Diella.
Consultando il sito di Radio Mater (CLICCA QUI) si potranno avere tutte le informazioni per l’ascolto.
Read MoreSanto Rosario nella Giornata Mondiale dell’Ammalato – 11 febbraio, ore 15.30
Santo Rosario nella Giornata Mondiale dell’Ammalato
Presiede il Vescovo Oscar
In diretta dalla grotta di Lourdes dell’Ospedale Valduce di Como
Giovedì 11 febbraio, ore 15.30
Giovedì 11 febbraio il vescovo monsignor Oscar Cantoni, non potendo recarsi di persona all’interno degli ospedali per il tradizionale saluto ai malati e la celebrazione della Santa Messa, guiderà la preghiera del Rosario dalla Grotta collocata nel giardino dell’Ospedale Valduce di Como e che riproduce la Grotta di Massabielle, dove l’11 febbraio 1858, per la prima volta, l’Immacolata apparve alla piccola Bernardette. Lo schema della celebrazione, che sarà trasmessa in diretta, alle ore 15.30, su EspansioneTV (canale 19 del digitale terrestre) e sulle piattaforme web e social della stessa emittente e del Settimanale della diocesi di como (canale YouTube), riprenderà proprio lo stile della preghiera lourdiana. Alla recita del Rosario saranno presenti le dame e i barellieri dell’Unitalsi. In particolare saranno presentate sull’altare le preghiere dei tanti fedeli che alla Madonna di Lourdes quotidianamente si affidano. Le intenzioni non saranno lette pubblicamente, ma chi lo desidera può far pervenire la propria attraverso l’indirizzo mail vicarioepiscopale.pastorale@diocesidicomo.it. Ciascuno può scriverla personalmente o affidarla a una persona amica che possa aiutarla nella spedizione via posta elettronica.
«La celebrazione della XXIX Giornata Mondiale del Malato, che ricorre l’11 febbraio 2021, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, è momento propizio per riservare una speciale attenzione alle persone malate e a coloro che le assistono, sia nei luoghi deputati alla cura sia in seno alle famiglie e alle comunità. Il pensiero va in particolare a quanti, in tutto il mondo, patiscono gli effetti della pandemia del coronavirus. A tutti, specialmente ai più poveri ed emarginati, esprimo la mia spirituale vicinanza, assicurando la sollecitudine e l’affetto della Chiesa». Con queste parole inizia il Messaggio di papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale del Malato. Il titolo scelto per l’appuntamento di quest’anno è “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23,8). La relazione di fiducia alla base della cura dei malati”.
«La malattia – è la sottolineatura del Papa – ha sempre un volto, e non uno solo: ha il volto di ogni malato e malata, anche di quelli che si sentono ignorati, esclusi, vittime di ingiustizie sociali che negano loro diritti essenziali (cfr Enc. Fratelli tutti, 22). L’attuale pandemia ha fatto emergere tante inadeguatezze dei sistemi sanitari e carenze nell’assistenza alle persone malate. Agli anziani, ai più deboli e vulnerabili non sempre è garantito l’accesso alle cure, e non sempre lo è in maniera equa. Questo dipende dalle scelte politiche, dal modo di amministrare le risorse e dall’impegno di coloro che rivestono ruoli di responsabilità. Investire risorse nella cura e nell’assistenza delle persone malate è una priorità legata al principio che la salute è un bene comune primario. Nello stesso tempo, la pandemia ha messo in risalto anche la dedizione e la generosità di operatori sanitari, volontari, lavoratori e lavoratrici, sacerdoti, religiosi e religiose, che con professionalità, abnegazione, senso di responsabilità e amore per il prossimo hanno aiutato, curato, confortato e servito tanti malati e i loro familiari. Una schiera silenziosa di uomini e donne che hanno scelto di guardare quei volti, facendosi carico delle ferite di pazienti che sentivano prossimi in virtù della comune appartenenza alla famiglia umana».
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Amare è servire – Testimonianza dell’incontro “Servire gli ammalati”
Il 21 gennaio è stata inaugurato il ciclo d’incontri “Amare è servire”, che prende spunto dall’aspetto tipicamente unitalsiano del servizio, ispirato dalle parole del Vangelo di Matteo: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, le avete fatte a me». Il tema del servizio è declinato in diversi aspetti grazie alle storie che sono di volta in volta raccontate, permettendo di scoprire che vivere l’Amore di Gesù nel quotidiano non è impossibile.
La serata è stata aperta dalla riflessione di don Alessandro, che, riprendendo l’incontro di Gesù con l’emorroissa, ha ricordato quanto sia importante trovare sempre il modo di entrare in contatto con Dio. Creando un paragone fra l’emorroissa, considerata impura, e la situazione attuale, nota che si stanno creando numerose situazioni di lontananza e di solitudine. Ma, anche nella solitudine, il Signore è presente: sta a noi cercarlo. Don Alessandro conclude con l’esortazione a essere testimoni di questo continuo contatto che Dio vuole avere con l’uomo, perché, come cristiani e come unitalsiani, abbiamo il compito di far conoscere il Signore agli altri.
Ospite della serata è stato Alfredo Settimo, socio unitalsiano da tanti anni, che ha raccontato due aspetti, opposti ma complementari: il servizio agli ammalati e l’essere a sua volta accudito come malato. Che sono anche i due aspetti che ogni unitalsiano incontra durante la sua vita associativa.
Alfredo esordisce con il racconto della sua vita lavorativa come soccorritore professionale che ha intrapreso 25 anni fa, sentendo che la sua vita doveva essere votata al servizio verso gli altri. La sua vocazione, nata anche grazie al servizio svolto accanto ai malati durante i Pellegrinaggi, si è trasformato in un lavoro vero e proprio.
La pandemia ha, però, aperto una ferita nel suo animo. La situazione ha imposto l’utilizzo di dispositivi, ma proprio da dietro agli occhialoni che era costretto a indossare vedeva la paura, la difficoltà e la solitudine negli occhi di chi soccorreva. E se, in un primo momento, cercava di fare forza ai malati, si è ritrovato più tardi a non riuscire nemmeno a guardarli negli occhi, sentendo venire meno anche il suo essere unitalsiano.
Confessa di aver provato una grande solitudine.
Un episodio che l’ha toccato è stato l’aver scortato i camion militari che, partiti da Bergamo, trasportavano i deceduti per COVID. Fortemente colpito nel vedere le bare spoglie, senza nessuno accanto, ha sentito il bisogno di dire un “l’eterno riposo” per tutti quei morti così soli. Un’altra preghiera che gli dava forza era l’Ave Maria, detto col cuore girando e rigirando il rosario che porta al dito regalatogli dalla moglie Chiara.
Con il cambiare delle modalità di gestione dei pazienti, diventate sempre più ciniche, dunque troppo lontano dal suo sentire, Alfredo ha deciso di abbandonare il suo lavoro al 118.
Per poter dare comunque il suo contributo, ha intrapreso una nuova occupazione, quella di rappresentate per una ditta di dispositivi di protezione sanitari. Questa professione gli ha permesso di girare l’Italia, incontrare molta gente e ascoltare i racconti di tanti operatori sanitari, diventando così la spalla su cui sfogarsi, la stessa di cui anche lui aveva avuto bisogno nei mesi precedenti.
A novembre, al ritorno da un viaggio, si accorge di avere i sintomi tipici della malattia, confermata poi da un tampone positivo. Da lì, si è dovuto completamente isolare dalla famiglia, fino ad arrivare al ricovero a seguito di un esame che ha confermato una polmonite interstiziale.
La degenza in ospedale ha acuito il senso di solitudine provato giù nei mesi precedenti. Essere accudito da infermiere chiuse nei loro camici e coperte da maschere, che entravano nelle stanze solo per somministrare le terapie o portare i pasti, hanno messo Alfredo nella condizione di sentirsi nei panni delle persone che lui stesso aveva soccorso fino a qualche settimana prima. Piccola soddisfazione quotidiana era l’aiutare il vicino di letto, un uomo anziano, che da solo aveva difficoltà a utilizzare il cellulare per contattare la famiglia.
Questa esperienza gli ha dimostrato ancora una volta quanto sia importante per un malato avere accanto qualcuno che lo aiuti, che gli faccia compagnia, che gli dica una parola di conforto.
Fortunatamente e nonostante ne porti ancora le conseguenze, la malattia è ormai passata. E la voglia di servire gli altri è tornata: ha deciso, infatti, di proporsi come soccorritore volontario.
Ad arricchire la testimonianza interviene, poi, Maurizio Fadini, responsabile del Gruppo di Castellanza (Sottosezione di Busto Arsizio). Maurizio mostra subito un aspetto importante del servizio unitalsiano: quello svolto all’interno della propria famiglia. Accudisce, infatti, da tanti anni la propria mamma. Anche lui ha votato la sua vita all’aiuto agli altri: il volontariato sia con l’Unitalsi sia in parrocchia, in qualità di ministro straordinario dell’Eucarestia, l’ha portato a essere a contatto con numerosi malati e anziani, ai quali ha sempre portato una parola di conforto e ai quali ha dedicato gran parte del suo tempo., grazie al volontariato.
Maurizio, nei primi mesi del 2020, è stato colpito dal virus, che non l’ha lasciato per 2 mesi, obbligandolo per 20 giorni anche in ospedale. Durante la degenza, racconta di aver sentito molto vicina Maria, che ha invocato nei momenti di più forte sofferenza. Quella stessa sofferenza che gli ha fatto toccare con mano la fragilità umana. La fede è stata di grande aiuto e l’affidamento a Maria e Gesù è stato un’àncora, soprattutto nei momenti più difficili della malattia. La vera forza sono state le parole di Gesù: «Sia fatta la tua volontà».
Per guardare la registrazione dell’evento scrivi a: segreteria@unitalsilombarda.it
Read MoreAmare è servire – Primo incontro: “Servire gli ammalati”
Eccoci giunti al primo incontro del ciclo di testimonianze “Amare è servire” proposto dai giovani dell’Unitalsi Lombarda.
Filo conduttore di questa prima serata sarà il modo di vivere la malattia, visto sotto due punti di vista distanti, ma complementari.
Il nostro ospite, Alfredo Settimo, socio unitalsiano da tanti anni, racconterà la sua storia da soccorritore professionale durante il primo semestre mesi di pandemia e da ricoverato a causa di COVID-19 nella seconda parte dell’anno.
Dopo la testimonianza, ci sarà la possibilità di fare domande e condividere esperienze, che arricchiranno i contenuti della serata.
Per guardare la registrazione dell’evento scrivi a: segreteria@unitalsilombarda.it
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Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXIX Giornata Mondiale del Malato
Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23,8). La relazione di fiducia alla base della cura dei malati
Cari fratelli e sorelle!
La celebrazione della XXIX Giornata Mondiale del Malato, che ricorre l’11 febbraio 2021, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, è momento propizio per riservare una speciale attenzione alle persone malate e a coloro che le assistono, sia nei luoghi deputati alla cura sia in seno alle famiglie e alle comunità. Il pensiero va in particolare a quanti, in tutto il mondo, patiscono gli effetti della pandemia del coronavirus. A tutti, specialmente ai più poveri ed emarginati, esprimo la mia spirituale vicinanza, assicurando la sollecitudine e l’affetto della Chiesa.
1. Il tema di questa Giornata si ispira al brano evangelico in cui Gesù critica l’ipocrisia di coloro che dicono ma non fanno (cfr Mt 23,1-12). Quando si riduce la fede a sterili esercizi verbali, senza coinvolgersi nella storia e nelle necessità dell’altro, allora viene meno la coerenza tra il credo professato e il vissuto reale. Il rischio è grave; per questo Gesù usa espressioni forti, per mettere in guardia dal pericolo di scivolare nell’idolatria di sé stessi, e afferma: «Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli» (v. 8).
La critica che Gesù rivolge a coloro che «dicono e non fanno» (v. 3) è salutare sempre e per tutti, perché nessuno è immune dal male dell’ipocrisia, un male molto grave, che produce l’effetto di impedirci di fiorire come figli dell’unico Padre, chiamati a vivere una fraternità universale.
Davanti alla condizione di bisogno del fratello e della sorella, Gesù offre un modello di comportamento del tutto opposto all’ipocrisia. Propone di fermarsi, ascoltare, stabilire una relazione diretta e personale con l’altro, sentire empatia e commozione per lui o per lei, lasciarsi coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio (cfr Lc 10,30-35).
2. L’esperienza della malattia ci fa sentire la nostra vulnerabilità e, nel contempo, il bisogno innato dell’altro. La condizione di creaturalità diventa ancora più nitida e sperimentiamo in maniera evidente la nostra dipendenza da Dio. Quando siamo malati, infatti, l’incertezza, il timore, a volte lo sgomento pervadono la mente e il cuore; ci troviamo in una situazione di impotenza, perché la nostra salute non dipende dalle nostre capacità o dal nostro “affannarci” (cfr Mt 6,27).
La malattia impone una domanda di senso, che nella fede si rivolge a Dio: una domanda che cerca un nuovo significato e una nuova direzione all’esistenza, e che a volte può non trovare subito una risposta. Gli stessi amici e parenti non sempre sono in grado di aiutarci in questa faticosa ricerca.
Emblematica è, al riguardo, la figura biblica di Giobbe. La moglie e gli amici non riescono ad accompagnarlo nella sua sventura, anzi, lo accusano amplificando in lui solitudine e smarrimento. Giobbe precipita in uno stato di abbandono e di incomprensione. Ma proprio attraverso questa estrema fragilità, respingendo ogni ipocrisia e scegliendo la via della sincerità verso Dio e verso gli altri, egli fa giungere il suo grido insistente a Dio, il quale alla fine risponde, aprendogli un nuovo orizzonte. Gli conferma che la sua sofferenza non è una punizione o un castigo, non è nemmeno uno stato di lontananza da Dio o un segno della sua indifferenza. Così, dal cuore ferito e risanato di Giobbe, sgorga quella vibrante e commossa dichiarazione al Signore: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5).
3. La malattia ha sempre un volto, e non uno solo: ha il volto di ogni malato e malata, anche di quelli che si sentono ignorati, esclusi, vittime di ingiustizie sociali che negano loro diritti essenziali (cfr Enc. Fratelli tutti, 22). L’attuale pandemia ha fatto emergere tante inadeguatezze dei sistemi sanitari e carenze nell’assistenza alle persone malate. Agli anziani, ai più deboli e vulnerabili non sempre è garantito l’accesso alle cure, e non sempre lo è in maniera equa. Questo dipende dalle scelte politiche, dal modo di amministrare le risorse e dall’impegno di coloro che rivestono ruoli di responsabilità. Investire risorse nella cura e nell’assistenza delle persone malate è una priorità legata al principio che la salute è un bene comune primario. Nello stesso tempo, la pandemia ha messo in risalto anche la dedizione e la generosità di operatori sanitari, volontari, lavoratori e lavoratrici, sacerdoti, religiosi e religiose, che con professionalità, abnegazione, senso di responsabilità e amore per il prossimo hanno aiutato, curato, confortato e servito tanti malati e i loro familiari. Una schiera silenziosa di uomini e donne che hanno scelto di guardare quei volti, facendosi carico delle ferite di pazienti che sentivano prossimi in virtù della comune appartenenza alla famiglia umana.
La vicinanza, infatti, è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia. In quanto cristiani, viviamo la prossimità come espressione dell’amore di Gesù Cristo, il buon Samaritano, che con compassione si è fatto vicino ad ogni essere umano, ferito dal peccato. Uniti a Lui per l’azione dello Spirito Santo, siamo chiamati ad essere misericordiosi come il Padre e ad amare, in particolare, i fratelli malati, deboli e sofferenti (cfr Gv 13,34-35). E viviamo questa vicinanza, oltre che personalmente, in forma comunitaria: infatti l’amore fraterno in Cristo genera una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili.
A tale proposito, desidero ricordare l’importanza della solidarietà fraterna, che si esprime concretamente nel servizio e può assumere forme molto diverse, tutte orientate a sostegno del prossimo. «Servire significa avere cura di coloro che sono fragili nelle nostre famiglie, nella nostra società, nel nostro popolo» (Omelia a La Habana, 20 settembre 2015). In questo impegno ognuno è capace di «mettere da parte le sue esigenze e aspettative, i suoi desideri di onnipotenza davanti allo sguardo concreto dei più fragili. […] Il servizio guarda sempre il volto del fratello, tocca la sua carne, sente la sua prossimità fino in alcuni casi a “soffrirla”, e cerca la promozione del fratello. Per tale ragione il servizio non è mai ideologico, dal momento che non serve idee, ma persone» (ibid.).
4. Perché vi sia una buona terapia, è decisivo l’aspetto relazionale, mediante il quale si può avere un approccio olistico alla persona malata. Valorizzare questo aspetto aiuta anche i medici, gli infermieri, i professionisti e i volontari a farsi carico di coloro che soffrono per accompagnarli in un percorso di guarigione, grazie a una relazione interpersonale di fiducia (cfr Nuova Carta degli Operatori Sanitari [2016], 4). Si tratta dunque di stabilire un patto tra i bisognosi di cura e coloro che li curano; un patto fondato sulla fiducia e il rispetto reciproci, sulla sincerità, sulla disponibilità, così da superare ogni barriera difensiva, mettere al centro la dignità del malato, tutelare la professionalità degli operatori sanitari e intrattenere un buon rapporto con le famiglie dei pazienti.
Proprio questa relazione con la persona malata trova una fonte inesauribile di motivazione e di forza nella carità di Cristo, come dimostra la millenaria testimonianza di uomini e donne che si sono santificati nel servire gli infermi. In effetti, dal mistero della morte e risurrezione di Cristo scaturisce quell’amore che è in grado di dare senso pieno sia alla condizione del paziente sia a quella di chi se ne prende cura. Lo attesta molte volte il Vangelo, mostrando che le guarigioni operate da Gesù non sono mai gesti magici, ma sempre il frutto di un incontro, di una relazione interpersonale, in cui al dono di Dio, offerto da Gesù, corrisponde la fede di chi lo accoglie, come riassume la parola che Gesù spesso ripete: “La tua fede ti ha salvato”.
5. Cari fratelli e sorelle, il comandamento dell’amore, che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli, trova una concreta realizzazione anche nella relazione con i malati. Una società è tanto più umana quanto più sa prendersi cura dei suoi membri fragili e sofferenti, e sa farlo con efficienza animata da amore fraterno. Tendiamo a questa meta e facciamo in modo che nessuno resti da solo, che nessuno si senta escluso e abbandonato.
Affido tutte le persone ammalate, gli operatori sanitari e coloro che si prodigano accanto ai sofferenti, a Maria, Madre di misericordia e Salute degli infermi. Dalla Grotta di Lourdes e dagli innumerevoli suoi santuari sparsi nel mondo, Ella sostenga la nostra fede e la nostra speranza, e ci aiuti a prenderci cura gli uni degli altri con amore fraterno. Su tutti e ciascuno imparto di cuore la mia benedizione.
Roma, San Giovanni in Laterano, 20 dicembre 2020, IV Domenica di Avvento.
Francesco
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Befana 2021 – Unitalsi Lombarda, Sottosezione MILANO NE
Anche quest’anno non abbiamo voluto rinunciare al tradizionale appuntamento con la Befana. Questa manifestazione, partita con un piccolo gruppo, ha avuto lo scorso anno la partecipazione di 120 persone, oltre alle cuoche ed al personale UNITALSI di servizio. Non abbiamo potuto fare il buon pranzo nè la super tombola, ma con le nostre 130 calze abbiamo raggiunto buona parte degli amici.
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