Rinnovo delle cariche associative regionali – Il nuovo Consiglio della Sezione Lombarda
Sabato 26 marzo 2022 si sono svolte a Milano presso la sede di via Labus 15 il rinnovo delle cariche associative regionali. Il nuovo Consiglio della Sezione Lombarda è cosi composto.
Presidente: Luciano Pivetti
Consiglieri: Elena De Silvestri, Giovanni Facchini Martini, Carlo Bosatra, Marco Maggi, Stefano Verga.
La Vergine Maria accompagni il loro cammino e vegli sempre su di loro.
Buon lavoro
Read MoreGiornata del Malato celebrata dal Vescovo di Cremona all’Ospedale Oglio Po di Casalmaggiore
Mons. Napolioni ha presieduto la Messa nella cappella della struttura di Vicomoscano (Casalmaggiore), dove ha poi visitato i malati nei reparti
Dame e barellieri dell’Unitalsi hanno accompagnato i malati nelle prime file della cappella dell’ospedale Oglio Po di Vicomoscano (Casalmaggiore); con gli schermi nei corridoi e attraverso la diretta televisiva nelle stanze dei reparti, operatori sanitari e malati hanno partecipato alla Messa presieduta dal Vescovo Antonio Napolioni.
Benedicendo l’acqua all’inizio dell’Eucaristia, il Vescovo ha ricordato la memoria liturgica della Madonna di Lourdes, che da 30 anni, ogni 11 febbraio, è occasione per celebrare la Giornata del Malato, la cui celebrazione in diocesi, quest’anno, è stata posticipata di alcuni giorni per la concomitanza della Visita pastorale e per non rinunciare all’incontro diretto con la comunità dell’ospedale. «In diversi luoghi in cui Maria è apparsa – ha osservato monsignor Napolioni – è sgorgata una fonte che ci dice che il deserto fiorirà, che la sete dell’uomo verrà saziata, che Lui è davvero verità, vita e strada».
A concelebrare l’incaricato diocesano per la pastorale della Salute don Maurizio Lucini, il cappellano dell’ospedale Alfredo Assandri, il vice cappellano don Maurizio Germinasi, il Superiore dei frati minori cappuccini del Santuario della Beata Vergine della Fontana padre Francesco Serra, don Cesare Castelli, collaboratore parrocchiale di Casalmaggiore, don Mario Martinengo, collaboratore parrocchiale di Bozzolo e San Martino dell’Argine e il diacono Luigi Lena.
Nella sua omelia monsignor Napolioni riflette sulla Parola e sulla vicinanza del Vangelo alle fragilità concrete della vita: «Siamo chiamati a metterla in pratica – ha detto – non è uno spettacolo da osservare da lontano, è realtà». Una realtà raccontata nell’episodio evangelico della guarigione del cieco di Betsaida: «Nel tempo Gesù Risorto ha continuato ad attuare questa scena di incontro e di guarigione di chi è stato portato a lui per i suoi bisogni più profondi».
Ed è la Chiesa – ha poi proseguito l’omelia – intesa nel suo senso più ampio a rendere presente questa azione di Cristo: «Saremo giudicati sull’amore concreto, su come avremo accolto le fragilità nostre e dei fratelli – ha ricordato il Vescovo – Le mani di Gesù che toccano un malato sono quelle dei medici, infermieri, famigliari, amici… Poi sono anche quelle consacrate di chi assolve dai peccati e dona l’Eucaristia, ma non dobbiamo mai separare rigidamente le cose degli uomini dalle cose di Dio, né confonderle arbitrariamente. C’è un ordine, un’armonia: c’è il momento della preghiera e quello della scienza, c’è il bisogno di chi si prende cura del nostro corpo e quello di chi ci aiuta a cogliere il senso ultimo della fragilità della vita affidandoci a Dio senza paura».
Continuando nella lettura della pagina evangelica, il Vescovo ha dunque sottolineato come ci sia una comunità, una famiglia, che conduce il cieco da Gesù: «Non vale forse per tutti noi che a volte siamo ciechi nello spirito? A questo mondo a volte accecato da luci artificiali e trappole? Eppure qualcuno ci porta da Gesù. Gesù è disponibile ad incontrarci, sta anche ai cristiani non impedire questo incontro, non ostacolarlo».
Soprattutto, ha concluso, di fronte alla fragilità e alla malattia: «Il momento della crisi può essere provvidenziale, il momento della malattia può riscattare una vita se ci permette di andare incontro al Signore e accoglierne la Grazia».
Concludendo la sua riflessione il Vescovo ha poi richiamato un’espressione contenuta il Messaggio scritto da Papa Francesco per la Giornata mondiale del malato 2022: «“Toccare la carne sofferente di Gesù”. Anche l’esperienza della pandemia ci insegna, lo ha insegnato anche a me durante i giorni del ricovero: è Cristo che si prende cura di Cristo; è Cristo nel curante ed è Cristo nel malato. Siamo tutti parte di un unico mistero che si compie nel cuore di Dio: umanità fragile, ma benedetta, amata e custodita, purché ciascuno facendo la sua parte sia testimone nel mondo che c’è speranza perché c’è cura anche delle membra più deboli della comunità»
Prima della benedizione il Vescovo ha reso omaggio alla statua della Vergine Immacolata, pregando con la preghiera della Giornata del Malato per l’affidamento in particolare di ammalati, infermi, persone sole e anziane e tutti gli operatori sanitari.
Infine un momento cordiale con il saluto Rosario Canino, direttore sanitario dell’Asst di Cremona, a nome della Direzione strategica, con un messaggio di gratitudine al Vescovo per la sua presenza e «a tutti gli operatori sanitari e ai volontari per tutto quello che hanno fato in questi anni. Dobbiamo essere orgogliosi – ha concluso Canino – per quanto è stato fatto».
Prima della conclusione spazio anche a due doni significativi al Vescovo da parte del personale dell’Oglio Po: una fotografia ispirata al tema della natività scattata dal biologo dell’ospedale Oglio Po Paolo Mangoni e una raccolta poesie di Anna, una Oss che da trent’anni lavora nella struttura di Vicomoscano.
Angela Bigi, a nome della cappellania dell’ospedale, ha poi presentato il progetto “Adotta un malato o un anziano”, attraverso cui un gruppo di volontari si impegna ad effettuare almeno una telefonata a settimana a persone malate o anziani soli che lo chiederanno anche dopo la dimissione dall’ospedale. Un segno di vicinanza e cura per le fragilità sottolineato da monsignor Napolioni che lo ha collegato alla proposta avanzata dalla Diocesi per la Quaresima della Carità, che prevede il dono di un pasto domenicale proprio per chi vive nella solitudine: «Sono gesti – ha commentato – per uscire dal guscio della solitudine, della chiusura, della paura… facendo passi gli uni incontro agli altri»
Dopo la Messa, con il cappellano don Alfredo Assandri, accompagnato dal direttore Canino e da Angela Bigi, il Vescovo ha visitato i reparti di Dialisi, Pronto Soccorso, Cardiologia, Terapia intensiva e Chirurgia, per un incontro con gli operatori e portare un sorriso e una parola di vicinanza e di conforto ai malati che lo hanno accolto nelle loro stanze.
Fonte: TeleRadio Cremona Cittanova e diocesidicremona.it
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Le Sottosezioni festeggiano l’11 febbraio
Ecco come le Sottosezioni dell’Unitalsi Lombarda hanno festeggiato l’11 febbraio, giornata dedicata alla Madonna di Lourdes.
Read MoreL’11 febbraio si celebra la Madonna di Lourdes: la Chiesa ricorda la prima apparizione
Protagonista la piccola Bernadette Soubirous. E’ anche la Giornata internazionale del malato istituita 30 anni fa da Giovanni Paolo II.
L’11 febbraio si celebra la Madonna di Lourdes. La Chiesa ricorda, infatti, l’apparizione della Madonna a Bernadette Soubirous, avvenuta quel giorno del 1858 nella grotta di Lourdes, poi sede del più celebre santuario mariano del mondo, che sarà riaperto per l’occasione, dopo due anni di chiusura a causa dell’emergenza sanitaria Covid. Bernadette Soubirous entrata successivamente in un convento come infermiera, col nome di Maria Bernarda, morì il 16 aprile 1879 e divenne lei stessa santa.
Giovanni Paolo II l’11 febbraio 1992 istituì la Giornata internazionale del malato in ricordo di quell’apparizione.
Buona festa a tutti! Saremo nelle nostre Sottosezioni a dire ancora il nostro grazie per avere incrociato il nostro cuore e la nostra vita con il grande mistero di Lourdes, il mistero dello sguardo della Madre di Dio rivolto ad una ragazzina collocata alla periferia della storia. A noi, come a Bernadette, viene rivolta la stessa tenerissima richiesta: “Volete farmi il favore di venire qui…?”. È una richiesta rivolta a noi, a tutti noi, ed è rivolta all’Associazione. Noi siamo la concreta risposta a questa richiesta. Noi siamo tra coloro che permettono a tanti di rispondere a questa richiesta andando a Lourdes. Dobbiamo avere fiducia: chi ha chiesto a noi e a tutti di andare a Lourdes in pellegrinaggio continuerà a sostenerci. Dobbiamo solo impegnarci, crederci e avere coraggio! Oggi tanta gente sarà a Lourdes per poter entrare nella Grotta e vivere la gioia di un nuovo inizio. Tocca a noi decidere. Il cuore dell’Associazione sono i pellegrinaggi, a cominciare da quelli a Lourdes. Dobbiamo ripartire dal nostro cuore. Buona festa a tutti!
Read MoreAl via i lavori per la Casa di Fabrizio Frizzi di Milano
Lunedì 14 gennaio sono iniziati i lavori di ristrutturazione della Casa di Accoglienza “Fabrizio Frizzi” per famiglie di bambini ricoverati.
L’edificio, di tre piani per 250 metri quadrati complessivi, si trova accanto al santuario della Madonna delle Grazie all’Ortica, in via Giovanni Amadeo 90, alla periferia est di Milano.
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Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXX Giornata Mondiale del Malato
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
11 febbraio 2022
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).
Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità
Cari fratelli e sorelle,
trent’anni fa san Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato per sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura. [1]
Siamo riconoscenti al Signore per il cammino compiuto in questi anni nelle Chiese particolari del mondo intero. Molti passi avanti sono stati fatti, ma molta strada rimane ancora da percorrere per assicurare a tutti i malati, anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione, le cure sanitarie di cui hanno bisogno; come pure l’accompagnamento pastorale, perché possano vivere il tempo della malattia uniti a Cristo crocifisso e risorto. La 30ª Giornata Mondiale del Malato, la cui celebrazione culminante, a causa della pandemia, non potrà aver luogo ad Arequipa in Perù, ma si terrà nella Basilica di San Pietro in Vaticano, possa aiutarci a crescere nella vicinanza e nel servizio alle persone inferme e alle loro famiglie.
1. Misericordiosi come il Padre
Il tema scelto per questa trentesima Giornata, «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36), ci fa anzitutto volgere lo sguardo a Dio “ricco di misericordia” (Ef 2,4), il quale guarda sempre i suoi figli con amore di padre, anche quando si allontanano da Lui. La misericordia, infatti, è per eccellenza il nome di Dio, che esprime la sua natura non alla maniera di un sentimento occasionale, ma come forza presente in tutto ciò che Egli opera. È forza e tenerezza insieme. Per questo possiamo dire, con stupore e riconoscenza, che la misericordia di Dio ha in sé sia la dimensione della paternità sia quella della maternità (cfr Is 49,15), perché Egli si prende cura di noi con la forza di un padre e con la tenerezza di una madre, sempre desideroso di donarci nuova vita nello Spirito Santo.
2. Gesù, misericordia del Padre
Testimone sommo dell’amore misericordioso del Padre verso i malati è il suo Figlio unigenito. Quante volte i Vangeli ci narrano gli incontri di Gesù con persone affette da diverse malattie! Egli «percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23). Possiamo chiederci: perché questa attenzione particolare di Gesù verso i malati, al punto che essa diventa anche l’opera principale nella missione degli apostoli, mandati dal Maestro ad annunciare il Vangelo e curare gli infermi? (cfr Lc 9,2).
Un pensatore del XX secolo ci suggerisce una motivazione: «Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro». [2] Quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente. Come non ricordare, a questo proposito, i numerosi ammalati che, durante questo tempo di pandemia, hanno vissuto nella solitudine di un reparto di terapia intensiva l’ultimo tratto della loro esistenza, certamente curati da generosi operatori sanitari, ma lontani dagli affetti più cari e dalle persone più importanti della loro vita terrena? Ecco, allora, l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza. [3]
3. Toccare la carne sofferente di Cristo
L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Penso ai medici, agli infermieri, ai tecnici di laboratorio, agli addetti all’assistenza e alla cura dei malati, come pure ai numerosi volontari che donano tempo prezioso a chi soffre. Cari operatori sanitari, il vostro servizio accanto ai malati, svolto con amore e competenza, trascende i limiti della professione per diventare una missione. Le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre. Siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità che essa comporta.
Benediciamo il Signore per i progressi che la scienza medica ha compiuto soprattutto in questi ultimi tempi; le nuove tecnologie hanno permesso di approntare percorsi terapeutici che sono di grande beneficio per i malati; la ricerca continua a dare il suo prezioso contributo per sconfiggere patologie antiche e nuove; la medicina riabilitativa ha sviluppato notevolmente le sue conoscenze e le sue competenze. Tutto questo, però, non deve mai far dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità. [4] Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia. Per questo auspico che i percorsi formativi degli operatori della salute siano capaci di abilitare all’ascolto e alla dimensione relazionale.
4. I luoghi di cura, case di misericordia
La Giornata Mondiale del Malato è occasione propizia anche per porre la nostra attenzione sui luoghi di cura. La misericordia verso i malati, nel corso dei secoli, ha portato la comunità cristiana ad aprire innumerevoli “locande del buon samaritano”, nelle quali potessero essere accolti e curati malati di ogni genere, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l’esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie. A farne le spese, in queste situazioni, sono soprattutto i bambini, gli anziani e le persone più fragili. Misericordiosi come il Padre, tanti missionari hanno accompagnato l’annuncio del Vangelo con la costruzione di ospedali, dispensari e luoghi di cura. Sono opere preziose mediante le quali la carità cristiana ha preso forma e l’amore di Cristo, testimoniato dai suoi discepoli, è diventato più credibile. Penso soprattutto alle popolazioni delle zone più povere del pianeta, dove a volte occorre percorrere lunghe distanze per trovare centri di cura che, seppur con risorse limitate, offrono quanto è disponibile. La strada è ancora lunga e in alcuni Paesi ricevere cure adeguate rimane un lusso. Lo attesta ad esempio la scarsa disponibilità, nei Paesi più poveri, di vaccini contro il Covid-19; ma ancor di più la mancanza di cure per patologie che necessitano di medicinali ben più semplici.
In questo contesto desidero riaffermare l’importanza delle istituzioni sanitarie cattoliche: esse sono un tesoro prezioso da custodire e sostenere; la loro presenza ha contraddistinto la storia della Chiesa per la prossimità ai malati più poveri e alle situazioni più dimenticate. [5] Quanti fondatori di famiglie religiose hanno saputo ascoltare il grido di fratelli e sorelle privi di accesso alle cure o curati malamente e si sono prodigati al loro servizio! Ancora oggi, anche nei Paesi più sviluppati, la loro presenza è una benedizione, perché sempre possono offrire, oltre alla cura del corpo con tutta la competenza necessaria, anche quella carità per la quale il malato e i suoi familiari sono al centro dell’attenzione. In un tempo nel quale è diffusa la cultura dello scarto e la vita non è sempre riconosciuta degna di essere accolta e vissuta, queste strutture, come case della misericordia, possono essere esemplari nel custodire e curare ogni esistenza, anche la più fragile, dal suo inizio fino al suo termine naturale.
5. La misericordia pastorale: presenza e prossimità
Nel cammino di questi trent’anni, anche la pastorale della salute ha visto sempre più riconosciuto il suo indispensabile servizio. Se la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri – e i malati sono poveri di salute – è la mancanza di attenzione spirituale, non possiamo tralasciare di offrire loro la vicinanza di Dio, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. [6] A questo proposito, vorrei ricordare che la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli. Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato» ( Mt 25,36).
Cari fratelli e sorelle, all’intercessione di Maria, salute degli infermi, affido tutti i malati e le loro famiglie. Uniti a Cristo, che porta su di sé il dolore del mondo, possano trovare senso, consolazione e fiducia. Prego per tutti gli operatori sanitari affinché, ricchi di misericordia, offrano ai pazienti, insieme alle cure adeguate, la loro vicinanza fraterna.
Su tutti imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
Roma, San Giovanni in Laterano, 10 dicembre 2021, Memoria della B.V. Maria di Loreto
Francesco
Giornata dell’adesione 2021 – Domenica 28 novembre 2021
Cari Amici,
il 28 Novembre 2021, Prima domenica d’Avvento, celebreremo la Giornata dell’Adesione.
Vivremo insieme un momento di preghiera e di riflessione che rappresenterà una sollecitazione a rinnovare nell’unità la nostra scelta associativa e la nostra fede carica di speranza.
Nell’augurarvi di vivere questo momento, come sempre, con tutti i nostri amici malati o disabili e all’insegna della condivisione, vi rinnoviamo l’invito alla campagna social #aderiscoxché.
SCARICA IL PDF RITO DELL’ADESIONE UNITALSI 2021
SCARICA IL PDF GIORNATA ADESIONE 2021 E TESSERA ASSOCIATIVA 2022
Read MoreAway Game 2021 – World Shooting Para Trap Lonato del Garda
Dal 20 al 26 settembre 2021 si è svolta a Lonato del Garda una gara Internazionale di tiro al piattello (specialità Trap) riservata ad atleti paralimpici. La prova, valida per il campionato del mondo di specialità, ha visto la partecipazione di numerosi atleti provenienti da tutto il mondo (Albania-America-Cipro-Finlandia-Francia-Germania-Inghilterra-Norvegia-Romania-Russia) con una folta partecipazioni di atleti Italiani.
La manifestazione ospitata dal “Trap Concaverde” di Lonato del Garda, annoverato fra i più grandi, moderni e attrezzati campi in Europa, ci ha visti protagonisti ancora una volta a favore dello sport paralimpico. Unitalsi Lombarda Away Game con i suoi autisti e i propri mezzi attrezzati ha offerto con puntualità e professionalità servizi di trasporto da e per gli aeroporti di Bergamo, Linate, Malpensa e Verona , per proseguire durante tutta la settimana di gare, garantendo i trasporti da e per gli Hotel al campo gara, raccogliendo come sempre l’apprezzamento da parte di tutti i partecipanti all’evento.
Coinvolti autisti e relativi mezzi delle sottosezioni di Bollate, Como, Lecco, Mantova, Sondrio, Varese, coordinati sul campo da Francesca e Valentino. Nel rispetto delle norme igienico/sanitarie imposte dal Sars Cov.19, tutti i mezzi sono stati sanificati prima e dopo ogni servizio, l’accesso ai medesimi è stato consentito solo in possesso di Green Pass, tutti hanno viaggiato con mascherina, sottoponendosi al test della temperatura.
Affiatamento e profonda amicizia hanno di nuovo consolidato un gruppo di volontari che quest’anno ha finalmente ripreso a ritrovarsi sui vari campi gara al fianco di tante Federazioni sportive. A tutti la mia profonda riconoscenza e un grande GRAZIE per quest’avventura iniziata nel 2013 in un piccolo campo di Equitazione in provincia di Varese, via via cresciuta ed implementata a favore di tante discipline paralimpiche e che oggi si declina in UNITALSI LOMBARDA AWAY GAME!
AWAY GAME, letteralmente significa “partita fuori casa” proprio perché, non dimenticando la nostra origine associativa e riconoscendo nel Santuario di Lourdes la nostra prima casa, ci trasferiamo a volte per operare in territori meno riconducibili alla fede, ma sempre a favore di chi ha bisogno del nostro aiuto!
Infine un arrivederci al 2022, ma soprattutto prepariamoci per i “Giochi Paralimpici Invernali Milano Cortina 2026” che ci vedranno di nuovo sul campo, in particolare a Milano dove si svolgerà la maggior parte di gare sul ghiaccio e a Cortina a favore degli atleti Italiani e di chi vorrà beneficiare dei nostri servizi!
Luciano Pivetti
Unitalsi Lombarda Away Game
Quarta giornata a Lourdes, 24 settembre
Una celebrazione nel segno della gratitudine. Un invito a diventare donne e uomini “del grazie”. Alla scuola di Maria. Per progredire lungo la via della “conoscenza di Gesù”. E rispondere così alla chiamata a “diventare partecipi della natura divina”. Sono le coordinate essenziali della celebrazione conclusiva del pellegrinaggio della diocesi di Milano a Lourdes, presieduta – venerdì 24 settembre – dall’arcivescovo Mario Delpini.
A introdurre la Messa, ospitata dalla Basilica sotterranea intitolata a San Pio X, l’intervento del presidente di Unitalsi Lombarda, Vittore De Carli, a ricordare i cent’anni di vita dell’associazione. Parole nel segno della riconoscenza, della memoria, dell’apertura alle nuove sfide della carità. “Siamo ricchi di esperienze e tradizioni che provengono dalla storia costruita in cent’anni e, insieme, ci dobbiamo presentare poveri di fronte al futuro, pronti a imparare e a metterci in discussione, individuando nuovi campi di azione e metodi di prossimità a coloro che, anche nel mutare dei tempi, sono nella difficoltà e nella malattia”, ha detto De Carli. La memoria dei cent’anni unisce, dunque, la riconoscenza verso quanti hanno iniziato, promosso e sviluppato il cammino dell’Unitalsi, e la sollecitudine verso le questioni poste dai tempi nuovi.
Una disponibilità a “diventare storia di grazia e di libertà”, a “continuare la missione della Chiesa”, a “risvegliare la gratitudine in questa società depressa e invecchiata”, ha chiesto Delpini in omelia, chiamando i fedeli ambrosiani a tornare rinnovati dal pellegrinaggio a Lourdes, a riprendere il proprio posto nella vita delle famiglie e delle comunità come donne e uomini “del grazie”, come “quelli della prontezza nel servire, e del servire nella gioia”, come Maria “che si reca in fretta nella casa di Elisabetta”, ha detto l’arcivescovo in omelia. Quelli che sono rimasti a casa potranno riconoscere i pellegrini tornati da Lourdes per “la nostra letizia che resiste alle prove – ha sottolineato il presule – e la nostra gratitudine al Signore per le grazie ricevute”.
Parole che Unitalsi Lombarda raccoglie, appunto, nel segno della gratitudine. E riconoscenza che si trasforma in gesto. Ecco, dunque, il presidente De Carli consegnare alla fine della Messa un dono – il simbolo dell’Unitalsi in argento – a Delpini, al vescovo emerito di Mantova Roberto Busti, assistente spirituale dell’Unitalsi Lombarda, a don Massimo Pavanello, responsabile diocesano del Servizio per la pastorale del Turismo e dei Pellegrinaggi, a monsignor Vittorio Madè del Centro volontari sofferenza, a Carlo Settembrini del Sovrano Ordine Militare di Malta e a don Antonio Suighi dell’Oftal.
Sempre nel segno della riconoscenza, il fare memoria, nella preghiera, dei sacerdoti e dei consacrati morti in tempo di pandemia. E il ricordo di alcuni significativi anniversari. A partire dall’ingresso di Delpini a Milano quale arcivescovo (24 settembre 2017, mentre il 23 settembre 2007 riceveva l’ordinazione episcopale), dal 30° di ordinazione episcopale del cardinale Angelo Scola (21 settembre 1991) e dal 14° di Busti (22 settembre 2007). Don Pavanello ha ricordato inoltre il 50° di ordinazione sacerdotale di don Silvio Zurlo, don Francesco Vitari e monsignor Madè e il 25° di don Gianluca Pisati e di don Alessandro Repossi, assieme al 60° di professione di suor Ester Comi. Ogni data, ogni, anniversario, ogni nome, ogni volto, un’occasione per dire “grazie”. E per scoprirsi “popolo del grazie”, chiamato a “compiere il cammino – ha affermato Delpini – che a partire dalla fede conduce alla virtù”. E “diventare capaci di amare per essere conformi all’umanità di Gesù”.