Papa Francesco invita i fedeli di tutto il mondo a pregare il Rosario ogni giorno a ottobre per “proteggere la Chiesa dal diavolo”
Papa Francesco ha deciso di “invitare tutti i fedeli, di tutto il mondo, a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre; e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi”. Lo rende noto la Sala Stampa della Santa Sede. Nei giorni scorsi, prima della partenza per i Paesi Baltici, il Santo Padre ha incontrato padre Fréderic Fornos, direttore internazionale della Rete mondiale di preghiera per il Papa, e gli ha chiesto di diffondere in tutto il mondo questo suo appello a tutti i fedeli, invitandoli a concludere la recita del Rosario con l’antica invocazione “Sub Tuum Praesidium”, e con la preghiera a San Michele Arcangelo che ci protegge e aiuta nella lotta contro il male (cfr. Apocalisse12, 7-12). La preghiera – ha affermato il Pontefice pochi giorni fa, l’11 settembre, in un’omelia a Santa Marta, citando il primo libro di Giobbe – è l’arma contro il Grande accusatore che “gira per il mondo cercando come accusare”. Solo la preghiera lo può sconfiggere. I mistici russi e i grandi santi di tutte le tradizioni consigliavano, nei momenti di turbolenza spirituale, di proteggersi sotto il manto della Santa Madre di Dio pronunciando l’invocazione “Sub Tuum Praesidium”.
L’invocazione “Sub Tuum Praesidium” recita così:
“Sub tuum praesidium confugimus Sancta Dei Genitrix. Nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo Gloriosa et Benedicta”.
[Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e Benedetta].
Con questa richiesta di intercessione, prosegue la nota, “il Santo Padre chiede ai fedeli di tutto il mondo di pregare perché la Santa Madre di Dio, ponga la Chiesa sotto il suo manto protettivo: per preservarla dagli attacchi del maligno, il grande accusatore, e renderla allo stesso tempo sempre più consapevole delle colpe, degli errori, degli abusi commessi nel presente e nel passato e impegnata a combattere senza nessuna esitazione perché il male non prevalga”.
Il Pontefice ha chiesto anche che la recita del Santo Rosario durante il mese di ottobre si concluda con la preghiera scritta da Leone XIII:
“Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen”.
[San Michele Arcangelo, difendici nella lotta: sii il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio lo domini e Tu, Principe della Milizia Celeste, con il potere che ti viene da Dio, incatena nell’inferno satana e gli spiriti maligni, che si aggirano per il mondo per far perdere le anime. Amen].
Read MoreLonato 2018 World Shooting Para Sport Para Trap
Unitalsi Lombarda Away Game sarà presente con l’ausilio di 7 pulmini attrezzati per il trasporto degli atleti e dei loro staff.
Read More«Siate una benedizione per chi vi incontra». Il diario del pellegrinaggio della diocesi di Milano a Lourdes con l’arcivescovo Delpini
Lorenzo Rosoli, inviato di «Avvenire» a Lourdes
«Siate sempre persuasi che la vostra vita è benedetta da Dio e siate, per chi vi incontra, una benedizione». Sono le parole che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha consegnato ai 2.300 ambrosiani al termine del pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Parole affidate ai fedeli delle parrocchie, ai pellegrini ammalati e disabili, ai volontari del Cvs, dell’Oftal, dell’Unitalsi, che si sono presi cura di loro, domenica 16 settembre all’Angelus. Ultimo giorno nella città di Bernadette Soubirous, per l’arcivescovo, mentre la gran parte dei pellegrini è rimasta fino a martedì 18.
Giorni intensi nel segno della condivisione. Eucaristia, Parola di Dio, preghiera comunitaria e personale. E solidarietà: con operatori e volontari – non pochi, i giovani – ad affiancare e servire i pellegrini «fragili». Gli uni per gli altri, benedizione e dono. Com’è sempre, nei pellegrinaggi a Lourdes. Com’è stato anche stavolta, in questo primo pellegrinaggio della diocesi di Milano guidato dall’arcivescovo Delpini e contrassegnato da due anniversari: nel 160° delle apparizioni alla Grotta di Massabielle, i sessant’anni dal pellegrinaggio che, nel giugno del 1958, l’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini – futuro Papa col nome di Paolo VI; prossimo santo, in virtù della canonizzazione della prossima domenica 14 ottobre – guidò a Lourdes quale rendimento di grazie per la storica Missione cittadina dell’anno precedente.
Le vesti di Montini, la Croce del Sinodo «Chiesa dalle genti»
In quell’occasione Montini donò al Santuario francese le vesti liturgiche che da allora indossano sempre i pastori ambrosiani in visita a Lourdes. Così ha fatto anche Delpini, nelle celebrazioni di questo pellegrinaggio accompagnato, ad ogni tappa, dalla Croce del Sinodo minore diocesano «Chiesa dalle genti» ormai prossimo alla conclusione e per il cui felice esito si è pregato. Ed è nella luce e nella compagnia del Crocifisso che – venerdì 14 settembre, Esaltazione della Croce – si è aperto il pellegrinaggio. Con l’arcivescovo a ricordare, nell’omelia della Messa nella Basilica San Pio X, che «la tenerezza di Dio non è una cura palliativa, non è il sollievo di un gesto di compassione, ma la rivelazione di un nome che salva: Gesù Cristo è Signore». È nel suo nome che gli uomini si scoprono «figli amati, chiamati alla vita». Si scoprono fratelli.
«Nella Chiesa di Dio, popolo in cammino, non ci sono stranieri»
Ecco, dunque, che «nella Chiesa di Dio non ci sono stranieri, non ci sono “noi” e “gli altri”. Le differenze non dividono, tutti si riconoscono fratelli e sorelle, tutte le tradizioni culturali della terra sono invitate ad essere un cuore solo e un’anima sola. Così la comunità dei credenti, i quali hanno un solo criterio: ascoltare Gesù», ha affermato Delpini sabato 15 settembre, giorno che la Chiesa dedica alla Beata Vergine Addolorata, nella Messa alla Grotta. È ai piedi del Cristo Crocifisso, dove Maria e Giovanni, nel reciproco affidamento, ascoltano e obbediscono alla parola di Gesù, che «nasce la Chiesa, la comunità nuova», che «dei due fa un popolo solo». È la comunità «mandata per portare il lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà agli schiavi», ha detto Delpini. Un «popolo in cammino» che «non cerca potere e prestigio, non vuole essere riverito: noi siamo mandati per servire, farci carico del soffrire, diffondere la gioia. Come Gesù, che è venuto non per essere servito ma per servire», ha ricordato l’arcivescovo, davanti ai pellegrini malati, anziani, disabili, e ai loro «samaritani».
Inoltre: la Chiesa «è la comunità che sperimenta che la croce non è un’obiezione all’amore di Dio, ma una via per impararlo». Di fronte alla prova destabilizzante della malattia, della sofferenza, dell’ingiustizia, è istintivo sentirsi abbandonati da Dio o immaginare un Dio distante, o crudele. In realtà: «Il vero volto di Dio non è quello di una divinità lontana e indifferente. È quell’uomo crocifisso, insultato, rifiutato, il vero volto di Dio. È il Figlio crocifisso l’ultima rivelazione di Dio, la sua presenza più persuasiva, a dirci che Dio è amore. Per tutti».
Fra liturgia e servizio quotidiano ai pellegrini «fragili»
Quale sia la via, quali le esigenze, della sequela, lo ha chiarito Delpini domenica 16, presiedendo nella Basilica San Pio X – capace di 25mila persone egremita, quella mattina – la Messa internazionale, concelebrata dal vescovo ausiliare di Milano Erminio De Scalzi, dall’ausiliare emerito Marco Ferrari, dal vescovo emerito di Mantova Roberto Busti, assistente dell’Unitalsi Lombarda, da alcuni vescovi di altri Paesi e da un centinaio di sacerdoti. Delpini ha impostato la sua omelia come un dialogo fra il Signore e i discepoli. «Se venite dietro a me dovrete seguire il mio esempio, essere servi gli uni degli altri, amare tutti fino a dare la vita per gli altri, fino a morire», dice Gesù. «Noi vogliamo venire dietro a te: solo con te c’è la gioia, c’è la pace, c’è la speranza di vita eterna», è la risposta dei discepoli. Una risposta affidata a tutti i pellegrini, sia i sani, sia i malati, sia quanti si prendono cura di loro. Parole che hanno preso voce, volto, carne, nella miriade di gesti di servizio e di fraternità che costellano la quotidianità, e visibile, e nascosta, di ogni pellegrinaggio.
Così le giornate dell’arcivescovo. Scandite non solo dalle Messe e dalle processioni, ma anche da momenti di visita e di incontro. Come quello con l’équipe del Bureau des Constatations Médicales di Lourdes e col suo presidente, l’italiano Alessandro De Franciscis – dove Delpini ha lasciato la sua firma sul “libro d’oro”, mentre gli venivano mostrate le firme di santi ospiti come l’ambrosiana Gianna Beretta Molla.
La casa di accoglienza a Milano? «Un sogno ispirato da Dio»
Altre visite, vissute in un clima di commozione e gioia palpabili, quelle alle strutture nelle quali Cvs, Oftal eUnitalsi accolgono a Lourdes i pellegrini «fragili». Momenti di incontro, parole di saluto e di benedizione. E tante foto ricordo, rito al quale l’arcivescovo, sorridente e cordiale, non si è mai sottratto. Sono luoghi del farsi prossimo, questi. Come la casa d’accoglienza per i familiari di bambini ricoverati negli ospedali di Milano che il presidente di Unitali Lombarda, Vittore De Carli, sogna di realizzare, e di intitolare ad un grande, indimenticato amico e volontario dell’associazione, Fabrizio Frizzi. «Un sogno ispirato da Dio», lo ha definito Delpini, intervenendo – proprio a Lourdes, sabato 15 – alla presentazione del libro di De Carli «Dal buio alla luce con la forza della preghiera» (Libreria editrice vaticana), i cui proventi vanno alla realizzazione di quel sogno. «Per quanto mi è possibile, cercherò, come diocesi, di sostenere l’iniziativa. Milano è centro di eccellenza della medicina, richiama ammalati da fuori, ma non ha un’adeguata capacità di ospitare i loro familiari», ha riconosciuto l’arcivescovo.
Nel libro De Carli racconta l’esperienza, dolorosa e luminosa insieme, della malattia che lo ha colpito – culminata nei 47 giorni di coma – e del cammino verso la guarigione. «La malattia può isolare, scrive Vittore. Nel suo caso la malattia sa convocare, e generare solidarietà», ha affermato monsignor Dario Viganò, assessore del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, intervenendo – dopo l’arcivescovo – all’incontro di presentazione del libro moderato da Graziella Moschino, vicepresidente Unitalsi Lombarda. «Senza preghiera, noi siamo senza Dio. E senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri», ha detto a sua volta il vescovo Busti, citando Madre Teresa di Calcutta. Infine De Carli: a testimoniare come l’esperienza della malattia gli abbia confermato il ruolo decisivo dei familiari e degli amici nel cammino di guarigione, ma gli abbia mostrato una volta di più le difficoltà che i familiari spesso incontrano per stare vicini ai loro cari. Ecco, dunque, l’idea della casa che si vuole aprire a Milano. Un sogno che ha bisogno di essere sognato da molti – dal «popolo» dell’Unitalsi, in primis – per diventare realtà. Benedizione che renda Milano ancora più accogliente.
Read MoreCaravaggio, il pellegrinaggio regionale dei preti anziani e malati
Giornata di fraternità sacerdotale per esprimere affetto a vicinanza a quei sacerdoti che devono fare i conti con l’età che avanza, insieme anche a qualche acciacco. In questo spirito si è rinnovato anche quest’anno, presso il Santuario di Caravaggio, il pellegrinaggio regionale dei sacerdoti anziani e malati delle diocesi lombarde. L’evento si è svolto nella mattinata di giovedì 20 settembre alla presenza dei vescovi lombardi , impegnati proprio a Caravaggio nella periodica riunione della Conferenza episcopale lombarda. Un vero e proprio incontro di amicizia e preghiera dei sacerdoti anziani e ammalati insieme ai propri vescovi, occasione per favorire una sempre piena comunione tra tutti i presbiteri con i propri pastori e confratelli.
L’incontro, aperto non solo ai preti diocesani, ma anche ai sacerdoti appartenenti alle famiglie religiose operanti sul territorio lombardo o ospiti di case di riposo, si è stato organizzato dall’Unitalsi Lombarda, che ha garantito il necessario supporto logistico, sia nei trasporti che nell’accoglienza.
Per tutti l’appuntamento è stato presso il Centro di spiritualità del Santuario di S. Maria del Fonte, da dove alle 11.30 è partita la processione verso la basilica recitando il Rosario. Dietro alla croce i sacerdoti sulle carrozzine, spinte dai volontari, seguite dagli altri presbiteri, chi completamente autonomo chi meno. A chiudere il lungo corteo i vescovi lombardi e lo staff dell’Unitalsi con il presidente regionale Vittore De Carli.
Cuore della giornata è stata quindi la celebrazione eucaristica, introdotta dal saluto del vescovo Antonio Napolioni che, affiancato dal nuovo rettore del Santuario, mons. Amedeo Ferrari, ha ricordando le parole dell’arcivescovo comasco Franco Festorazzi (dal 1991 al 2004 vescovo di Ancona Osimo): “Siamo una Chiesa umile in un mondo fragile”.
La riflessione dell’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia, mons. Mario Delpini, a partire dal Magnificat proclamato nel Vangelo. Una parola pregata tante volte, nella vita di un prete, ma che di giorno in giorno assume sempre nuova luce. Un cambiamento che, con il passare degli anni, riguarda anche la vita stessa del prete. “In quale parola si può riassumere tutta la nostra vita da prete, con tutti i nostri incontri, le fatiche e le feste, le lacrime e le gioie del nostro vivere da preti?”, ha proseguito l’Arcivescovo leggendo in modo particolare il passaggio “L’anima mia magnifica il signore”. “Alla fine della vita – ha aggiunto – non abbiamo altro che lodare il Signore: Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.
“Anche noi cambiamo mano mano che la Parola ci raggiunge, anche noi sentiamo che la potenza di Dio opera in noi e ci fa diventare persone nuove, che fanno scoperte sorprendenti, che vedono entrare la gloria di Dio nella storia umana, anche nella storia di una umanità malata e che sperimenta gli acciacchi della vecchiaia”. Non solo una questione di mutamente fisico: una vera evoluzione spirituale.
“Un aspetto della spiritualità cristiana che siamo chiamati a coltivare e che vorrei raccomandare è quell’aspetto per cui lo Spirito Santo trasforma le situazioni in occasioni”.
E ha concluso: “Se uno dovesse dire come è cambiato in questi anni di ministero sarebbe bello che potesse dire: sono felice, perché ho creduto”.
Al termine della Messa, prima dell’omaggio dei Vescovi davanti al Sacro Speco, le parole di saluto di mons. Roberto Busti, assistente ecclesiastico dell’Unitalsi.
L’incontro si è quindi concluso presso il Centro di spiritualità del Santuario con un momento di condivisione fraterna in occasione del pranzo, preparato dai “furgonieri” una decina di volontari dell’Unitalsi che con passione e professionalità hanno dato alla giornata un tocco di alta cucina.
Read MoreA Milano la Due Giorni dei giovani Unitalsi
A MILANO LA DUE GIORNI DEI GIOVANI UNITALSI, OCCASIONE DI FESTA E RIFLESSIONE
Si è svolto durante il weekend appena trascorso il Quarto incontro regionale dei giovani unitalsiani lombardi dal titolo “Il nostro sì a ciò che ci dirà”.
Sui passi di Gesù, a partire dal miracolo delle nozze di Cana, 70 giovani dell’Unitalsi Lombarda si sono ritrovati a Milano per vivere il loro quarto incontro regionale. Giovani volontari e disabili dell’Associazione hanno passato insieme il weekend alternando momenti di riflessione a momenti di divertimento.
Dopo essere stati accolti all’Oratorio di Santa Maria di Caravaggio, punto base dell’evento, sono partiti alla volta di Zibido san Giacomo per recarsi presso il Green Dog Club. Lì hanno vissuto un’esperienza fuori dall’ordinario: accompagnati dagli istruttori, si sono improvvisati canoisti e hanno guidato il dragon boat (una canoa a 20 posti), dando ognuno il proprio contributo in misura alle possibilità di ciascuno. La serata si è svolta lungo i navigli, con una passeggiata in compagnia per conoscere meglio chi era alla prima esperienza e rafforzare i legami fra chi già si conosceva.
Nella mattinata di domenica, il culmine dell’incontro: la Santa Messa concelebrata dall’Arcivescovo, mons. Mario Delpini, e dall’Assistente spirituale della Sezione Lombarda, mons. Roberto Busti. Per l’occasione, i giovani sono stati raggiunti dagli altri volontari coi quali operano durante l’anno; in particolare, il Presidente regionale, Vittore De Carli, e i Presidenti delle Sottosezioni. Non ha voluto far mancare la sua presenza nemmeno il Sindaco, Giuseppe Sala, intervenuto alla celebrazione insieme alla madre.
Il saluto di apertura è stato affidato a mons. Busti, che ha ricordato perché proprio quest’anno sia stata scelta Milano come meta: oltre a ricorrere il 160° anniversario delle apparizioni di Lourdes, nel settembre prossimo il Pellegrinaggio diocesano al Santuario sarà presieduto proprio da mons. Delpini, a 60 anni dal Pellegrinaggio guidato da mons. Montini che sarà canonizzato il mese successivo.
L’Arcivescovo, durante l’omelia, si è rivolto a tutti i volontari, chiedendo in particolare ai giovani di essere gli eredi della vita eterna, di testimoniare con la propria vita e per mezzo dell’Unitalsi l’incontro con Cristo, di fare dell’Associazione una comunità che si aiuta con Amore vero e rende viva la speranza, di essere quelli che dicono di sì al bene e di no al male.
Dopo la Santa Messa, il Presidente De Carli ha rivolto i suoi ringraziamenti a mons. Delpini, chiedendogli di portare sempre nel cuore l’Unitalsi, e a ricordo dell’evento gli ha donato una riproduzione della Madonna di Lourdes confezionata in seta comasca. L’Arcivescovo si è poi fermato per salutare coloro che hanno partecipato alla celebrazione e posare per le foto di rito.
A seguire, la grande festa finale, con il pranzo, i regali, i ringraziamenti e i saluti. I partecipanti sono tornati a casa con la consapevolezza di aver regalato con gioia il proprio tempo agli altri, accogliendo e mettendosi al servizio di chi più ne aveva bisogno, e, forti delle emozioni vissute, si sono impegnati a ritrovarsi in occasione dei prossimi appuntamenti che l’Unitalsi avrà da proporgli.
QUESTA È LA VITA ETERNA
-
LE IMPRESE SORPRENDENTI DEGLI EREDI DELLA VITA ETERNA.
Come può succedere che mentre la terra è piena di piagnistei e di lamentazioni, di malumori e di rabbia, di risentimento e di scoraggiamento, ci sia gente che canta e danza e sorride e irradia come da una fonte sconosciuta ai più quell’acqua fresca del sollievo? Si tratta di quelli che hanno ricevuto la vita eterna, sono gli eredi della vita eterna, perciò camminando cantano e sorridono.
Come mai c’è gente che continua tenacemente, pazientemente, convintamente a fare il bene, anche quando non riceve neanche un grazie e talora non vede neppure un risultato? Come mai c’è gente che continua ogni giorno a prendersi cura di quelli che ha intorno, anche se sono antipatici, pesanti, ingrati? Come mai c’è gente che si alza al mattino e senza farsi tante domande, senza domandarsi che cosa ci guadagna si mette a servire, si mette a far funzionare il mondo, anche se il mondo sembra così rassegnato ad andare alla malora? Come mai c’è gente che dice sì al bene e no al male, anche dove si usa chiamare bene il male e male il bene; c’è gente che continua ad essere onesta, anche in ambienti in cui essere onesti equivale ad essere stupidi? Si tratta di quelli che hanno ricevuto la vita eterna, hanno una speranza più grande, sanno che c’è un giudizio superiore, attendono il regno che deve venire. Perciò continuano sulla via del bene: sono eredi della vita eterna.
Come è possibile che ci sia gente buona che viene trattata male eppure non diventa cattiva; come è possibile che ci sia gente inerme che viene che diventa oggetto di violenza eppure non ricorre alla violenza; come mai ci sono tribolati da angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada, insomma degli sconfitti che si dichiarano vincitori? Sono gli eredi della vita eterna, non si aspettano una vittoria che sia rivincita contro qualcuno, ma piuttosto che sia salvezza per tutti.
-
DOVE SIANO E COSA FACCIANO GLI EREDI DELLA VITA ETERNA.
Gli eredi della vita eterna non amano le favole e non sono creduloni che hanno una riserva di consolazione per non lasciarsi inghiottire dalla disperazione.
Gli eredi della vita eterna non sono di quelli che si costruiscono un mondo a parte, una specie di cittadella per tirarsi fuori dai fastidi e sentirsi privilegiati.
Gli eredi della vita eterna sono invece gente che ha fatto alleanza con Dio e ha la certezza che niente può spezzare questa alleanza, niente: né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun altra creatura mai!
Gli eredi della vita eterna abitano la terra, sono dappertutto, fanno tutti i mestieri e abitano tutte le situazioni, si impegnano in ogni cosa buona e accettano anche di non potersi impegnare in niente quando sono troppo vecchi o troppo malati, provano tutti i sentimenti, perché anche loro hanno paura di soffrire, anche loro, come tutti, vorrebbero vivere sempre felici e contenti e si angosciano quando la miseria o la guerra o l’epidemia o l’ingiustizia si abbatte sulla casa e sulla gente che amano; però continuano a vivere di gratitudine e di speranza: sono eredi della vita eterna.
Gli eredi della vita eterna non sono solitari che vanno ciascuno per conto suo: costruiscono comunità, si organizzano in forme associative per condividere la speranza e promuovono iniziative per testimoniare la loro fede e rendere accessibile ascoltare la promessa e accostarsi alla fonte della vita anche ad altri, anche a gente che è condizionata dall’età, dai limiti fisici, dai problemi assillanti.
-
CHE COSA SIA LA VITA ETERNA.
Ci sono storie strane sulla vita eterna, ci sono fantasie arbitrarie che fanno immaginare la vita eterna come una noia infinita, come una nebbia indecifrabile, come una parola antipatica che fa pensare a una vita incerta e improbabile che viene dopo un evento certo e angoscioso come la morte.
Ma gli eredi della vita eterna hanno sanno di che cosa si parla, perché non si lasciano trascinare da invenzioni arbitrarie e da fantasie malate. Gli eredi della vita eterna semplicemente credono nella promessa di Gesù: tu, Padre, hai dato al tuo Figlio potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,2-3).
Di questa vita vivono gli eredi della vita eterna: di quella conoscenza del Padre e del Figlio che è conoscenza d’amore, che è alleanza fedele, che è promessa affidabile; vivono di una conoscenza che illumina l’enigma della vita e che dona speranza oltre la morte perché riempie di significato la vita; gli eredi della vita eterna dimorano in quell’amore dal quale nulla potrà mai separarli, neppure la morte: perciò si chiama vita eterna, la vita di Dio.
Evento internazionale di paradressage a Somma Lombardo
Dal 14 al 17 Giugno, Unitalsi Lombarda Away Game sarà presente e operativa per il trasporto degli Atleti che parteciperanno all’evento Internazionale di Paradressage in Programma a Somma Lombardo, presso gli impianti del Riding Club, via Valle , location inserita nella brughiera della Malpensa e tutelata dal Parco del Ticino.
Read More