“Fratelli tutti”, sintesi dell’enciclica di Papa Francesco: serve “amicizia sociale” per un mondo malato
Nella sua terza enciclica, firmata sabato ad Assisi e diffusa domenica, Papa Francesco propone la terapia della fraternità ad un mondo malato, e non solo di Covid. Il testo di riferimento è il documento di Abu Dhabi, il modello è quello del Buon Samaritano. Una “governance globale per le migrazioni”, la richiesta del quarto capitolo. Nel quinto, Bergoglio traccia l’identikit del “buon politico” e mette in guardia dal “populismo irresponsabile”. “Il mercato da solo non risolve tutto”, scrive il Papa auspicando una riforma dell’Onu. “La Shoah non va dimenticata, mai più la guerra”. Cita una canzone di Vinicius de Moraes, per esortare alla gentilezza
“È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti. Questa è la vera via della pace, e non la strategia stolta e miope di seminare timore e diffidenza nei confronti di minacce esterne”. A garantirlo è il Papa, che nella sua terza enciclica, “Fratelli tutti” – firmata ieri ad Assisi e diffusa oggi – parla di “amicizia sociale” come via per “sognare e pensare ad un’altra umanità”, seguendo la logica della solidarietà e della sussidiarietà per superare l’”inequità” planetaria già denunciata nella Laudato si’. “Se si tratta di ricominciare, sarà sempre a partire dagli ultimi”, la ricetta per il mondo post-Covid. La terapia è la fratellanza, il testo di riferimento è il documento di Abu Dhabi e il modello è quello del Buon Samaritano, che prende su di sé “il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti”.
Il Coronavirus, che ha fatto irruzione in maniera improvvisa nelle nostre vite, “ha messo in luce le nostre false sicurezze” e la nostra “incapacità di vivere insieme”,
denuncia Francesco sulla scorta del suo magistero durante la pandemia: “Che non sia stato l’ennesimo grave evento storico da cui non siamo stati capaci di imparare”, l’appello per il dopo-Covid: “Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori. Che un così grande dolore non sia inutile. Che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri”. “Siamo più soli che mai”, la constatazione di partenza.
Il razzismo che “si nasconde e riappare sempre di nuovo”; l’”ossessione di ridurre i costi del lavoro, senza rendersi conto delle gravi conseguenze che ciò provoca”, prima fra tutti l’aumentare della povertà.
Sono alcuni effetti della “cultura dello scarto”, stigmatizzata ancora una volta dal Papa. Vittime, in particolare, le donne, che con crimini come la tratta – insieme ai bambini – vengono “private della libertà e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù”.
“La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità”,
il rimprovero al mondo della comunicazione in rete, dove pullulano “forme insolite di aggressività, di insulti, maltrattamenti, offese, sferzate verbali fino a demolire la figura dell’altro”. I circuiti chiusi delle piattaforme, in cui ci si incontra solo tra simili con la logica dei like, “facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio”.
Arrivare ad “una governance globale per le migrazioni”.
È l’auspicio del quarto capitolo, dedicato interamente alla questione dei migranti, da “accogliere, promuovere, proteggere e integrare”, ribadisce Francesco. “Piena cittadinanza” e rinuncia “all’uso discriminatorio del termine minoranze”, l’indicazione per chi è arrivato già da tempo ed inserito nel tessuto sociale. “La vera qualità dei diversi Paesi del mondo si misura da questa capacità di pensare non solo come Paese, ma anche come famiglia umana, e questo si dimostra specialmente nei periodi critici”, sottolinea Francesco: no ai “nazionalismi chiusi”, l’immigrato non è “un usurpatore”.
Una cosa è essere a fianco del proprio “popolo” per interpretarne il “sentire”, un’altra cosa è il “populismo”.
Nel quinto capitolo, dedicato alla politica, il Papa stigmatizza l’”insano populismo” che consiste “nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere”. No, allora, al “populismo irresponsabile”, ma anche all’accusa di populismo “verso tutti coloro che difendono i diritti dei più deboli della società”.
“La politica è più nobile dell’apparire, del marketing, di varie forme di maquillage mediatico”,
ammonisce Francesco tracciando l’identikit del “buon politico”, le cui “maggiori preoccupazioni non dovrebbero essere quelle causate da una caduta nelle inchieste”: “E quando una determinata politica semina l’odio e la paura verso altre nazioni in nome del bene del proprio Paese, bisogna preoccuparsi, reagire in tempo e correggere immediatamente la rotta”.
“Il mercato da solo non risolve tutto”,
mette in guardia Francesco, che chiede di ascoltare i movimenti popolari e auspica una riforma dell’Onu, per evitare che sia delegittimato.
“Occorre esercitarsi a smascherare le varie modalità di manipolazione, deformazione e occultamento della verità negli ambiti pubblici e privati”. Ne è convinto il Papa, che puntualizza: “Ciò che chiamiamo ‘verità’ non è solo la comunicazione di fatti operata dal giornalismo”, e nemmeno semplice “consenso tra i vari popoli, ugualmente manipolabile”. Oggi, ad un “individualismo indifferente e spietato” e al “relativismo” – la tesi di Francesco – “si somma il rischio che il potente o il più abile riesca a imporre una presunta verità”. Invece,
“di fronte alle norme morali che proibiscono il male intrinseco non ci sono privilegi né eccezioni per nessuno. Essere il padrone del mondo o l’ultimo ‘miserabile’ sulla faccia della terra non fa alcuna differenza: davanti alle esigenze morali siamo tutti assolutamente uguali”.
“La Shoah non va dimenticata”. “Mai più la guerra”, mai più bombardamenti a Hiroshima e Nagasaki, “no” alla pena di morte. Bergoglio lo ripete, nella parte finale dell’enciclica, in cui si sofferma sull’importanza della memoria e la necessità del perdono. Cita una canzone di Vinicius de Moraes, per riaffermare la sua concezione della società come “poliedro” ed esortare alla gentilezza: “La vita è l’arte dell’incontro, anche se tanti scontri ci sono nella vita”. Come San Francesco, ciascuno di noi deve riscoprire la capacità e la bellezza di chiamarsi “fratello” e “sorella”. Perché nessuno si salva da solo: “Siamo sulla stessa barca”, come ha detto il 266° successore di Pietro il 27 marzo scorso, in una piazza San Pietro deserta e bagnata dalla pioggia.
LEGGI L’ENCICLICA QUI
Read More
Loreto: l’anno giubilare domenica con l’Unitalsi su Radio Mater
Domenica 13 settembre alle ore 18,15 Radio Mater apre le proprie frequenze all’appuntamento mensile con l’Unitalsi. L’emittente, che inaugurò le trasmissioni l’11 febbraio 1994 proprio nel giorno dedicato alla Madonna di Lourdes, nacque su invito della Chiesa, come seconda realtà radiofonica, dopo la prima esperienza fondante di Radio Maria.
Da oltre sette anni l’Unitalsi, Sezione Lombarda, mensilmente è presente con una propria rubrica dal titolo “Per Maria a Gesù”. Una trasmissione mariana di fede e testimonianza condotta in studio da Adriano Muschiato.
Domenica 13 settembre il filo conduttore sarà il santuario mariano di Loreto che sta celebrando l’anno giubilare. Dopo la visita nei giorni scorsi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la città delle Marche che custodisce la più grande reliquia mariana, la “Santa Casa”, si racconterà ai radioascoltatori di Radio Mater grazie alle testimonianze del suo arcivescovo, Fabio Dal Cin, e del rettore del santuario padre Franco Carollo. In precedenza si parlerà della VI giornata regionale dei sacerdoti anziani e malati con i vescovi lombardi in programma giovedì 17 settembre al santuario Santa Maria del Fonte a Caravaggio, e dei pellegrinaggi virtuali che ogni settimana le sottosezioni della Lombardia propongono sul canale youtube della sezione lombarda nata da un’idea di Graziella Moschino, vice presidente regionale.
Spazio aperto poi alle telefonate degli ascoltatori che vogliono intervenire portando il proprio contributo al dialogo. Un’occasione per dare voce alle esperienze associative, a chi vive la realtà della malattia o della disabilità, a chi si trova ad affrontare il tempo della solitudine e della sofferenza, e insieme il tempo dell’amicizia, dell’aiuto fraterno, della gratuità che si fa dono e si riceve come dono. Il contributo degli ascoltatori è fondamentale per calare nella vita quotidiana di ogni persona gli ideali unitalsiani e vedere come si concretizzano nei vari tipi di servizio che i volontari svolgono oggi.
È possibile seguire la trasmissione dalle frequenze di Radio Mater e via internet su Radio Mater Online.
Read MoreSanta Messa in suffragio dei defunti in periodo di pandemia
⏰Sabato 20 Giugno alle ore 10, presso il Santuario di S. Maria di Caravaggio in Via Borromini 5 – Milano, la Sottosezione di Milano Nord Est celebrerà una Santa Messa in suffragio dei defunti in periodo di pandemia.
Sarà possibile partecipare alla celebrazione anche seguendo la diretta:
🔹sul canale YouTube della Sezione Lombarda: https://youtu.be/s0lM7WrhOuU
🔹sulla pagina Facebook della Parrocchia Santa Maria di Caravaggio
🔹sul canale YouTube della parrocchia : https://youtu.be/NdOL0vSoBKI
Read More
L’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Francesco Beschi
“Maria, pellegrina della fede”
sintesi di Silvano Sala
Nell’iniziale difficoltà di collegamento con il relatore, il presidente regionale Vittore De Carli coinvolge l’assistente regionale mons: Roberto Busti in un dialogo introduttivo. Mons. Busti ritiene che si sente la necessità di raggiungere l’apice della nostra fede, specialmente nel periodo in cui viviamo: il vescovo di Bergamo ci potrà fare da ponte per raggiungere quelle risposte che ancora stiamo cercando. E sottolinea: “Qualcosa è andato storto e gli uomini non hanno più in pugno le redini del cavallo imbizzarrito”. L’Eucarestia ci chiama ad essere fratelli, uniti anche se distanziati nel celebrarla. Sempre sollecitato dal presidente De Carli, mons. Busti rileva come uno dei problemi oggi pendenti sulla Chiesa sia come preparare bambini (e famiglie) al primo incontro con l’Eucarestia, da effettuare magari con la sola presenza dei genitori. Il presidente rivolge poi lo sguardo alla perdita di tante persone, per il virus, e conferma la nostra intima vicinanza a coloro che sono stati colpiti dal lutto. Mons. Busti crede che, oggi, la compassione non sia più sufficiente: molte persone se ne sono andate da questo mondo, “quasi fossero cacciate”, private di quella tenerezza che anche il Padre ha usato con Gesù. Per arrivare a quelle coscienze, alla pace interiore, è necessario che la Comunità sia buona, sia tenera. Bisogna avere comprensione verso il dolore di queste persone. Riferendosi al pellegrinaggio a Loreto che avrebbe dovuto svolgersi in questi giorni, il presidente osserva che “un medicamento” potrebbe essere il pellegrinaggio virtuale, che farebbe rivivere momenti di spiritualità. La coordinatrice Graziella Moschino, che è riuscita a stabilire il contatto video e vocale col vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, presenta l’ultimo relatore del ciclo manifestando la propria soddisfazione perché gli incontri, qualificati e partecipati, hanno raggiunto l’obiettivo di tenere uniti gli unitalsiani lombardi. Il presidente regionale rammenta di avere conosciuto mons. Beschi a Caravaggio, otto anni or sono, quando il vescovo, chino su un suo anziano parroco, così prometteva: “Appena posso, farò una giornata con te”. L’assistente mons. Busti, richiamandosi alla realtà drammatica vissuta in questi giorni sia dallo stesso vescovo Beschi sia dai suoi sacerdoti, richiede alla Chiesa la stessa tenerezza che il Padre ha avuto con Gesù che stava morendo. E affida al relatore la platea collegata “perché sia raggiunta dalla parola di Dio”.
Mons. Francesco Beschi esordisce affermando che “l’Unitalsi appartiene un po’ alla mia storia”. Quindi si propone di riflettere con noi sulla figura di Maria “La diocesi di Bergamo”, ricorda, “è stata toccata con crudezza dalla violenza del contagio. Ho percorso luoghi significativi della mia diocesi recitando il S.Rosario. Ne ho riscoperto l’importanza: una grande meditazione sulla vita di Gesù attraverso la scansione della preghiera Ave Maria”. Continua il vescovo: “Maria è figura della pellegrina della fede”. Anch’egli si porta dentro il pellegrinaggio nelle strade vuote della diocesi e dove la prova era più evidente. Allora ritorna all’immagine di Maria, pellegrina della fede: un cammino che perdura tutta la vita. “La fede è un cammino”.’Meta del pellegrinaggio non è un luogo, ma un incontro’: sono parole di Giovanni Paolo II. Incontro con il malato, incontro con il Signore. “E con la fede. Nel momento in cui arriva, è un incontro”. Comunque essa, la fede, è il primo passo del cammino. Come Maria, “siamo chiamati ogni giorno a dire il nostro ‘Eccomi’: primo passo per mettere noi stessi in linea con la parola di Dio”. L’ammalato attende il nostro ‘’Eccomi’, che comunque attesta il nostro esserci: non tanto l’azione, ma la presenza. E’ la risposta ad un appello, ad una chiamata. ‘Eccomi’ è risuonato più volte nella Bibbia: Mosé, Abramo, Dio medesimo. “Oggi””, prosegue il relatore riferendosi alle attuali vicissitudini, “dove è finita la Chiesa? (…) Il nostro Dio si è fatto corpo, si è fatto carne… ora ci è venuto a mancare il corpo: con la privazione della presenza, ci è venuta a mancare l’originalità della Comunità cristiana. Mancano le celebrazioni, gli oratori sono ancora vuoti (…) E’ vero: i sacerdoti erano presenti e lo erano il personale sanitario e i volontari. (…) Così Maria all’Annunciazione (prima tappa): ‘Eccomi, sono la serva del Signore, si compia per me la tua parola’”. Ella condivide la volontà del Signore, ne è la fiduciaria, quindi non è solo ‘fare delle cose’: “E’ donna”, prosegue mons. Beschi “che viene incontrata dallo Spirito del Signore. (…) Come ha fatto, come è avvenuto che Maria abbia detto il suo ‘Eccomi’?”
La seconda tappa è la Visitazione. “Maria si mette in viaggio per andare da Elisabetta che, all’incontro, riconosce la fede di Maria”. Infatti, riporta Luca, al suo saluto esclama: ‘Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo (…)’ “Dice beata, non felice o altro, perché Elisabetta comprende che Maria ha preso la strada giusta”. Riconosciamo la fede di una persona (come Maria ed Elisabetta) e ce la riconosciamo reciprocamente. Succede che a volte noi siamo di scandalo, per la superficialità della nostra fede e il comportamento conseguente.
Qui irrompe il Magnificat (terza tappa) che è “la professione di fede di Maria”: ‘Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente’. “Domandiamoci: perché io credo? Maria ci dà la sua testimonianza”. Mons. Beschi dà voce a Maria ed elenca una serie di azioni che parlano di ciò che il Signore ha fatto per lei, ma anche quello che, nel fluire della storia umana, ha fatto per noi. Il Magnificat, spiega il vescovo relatore, è una raccolta di atti divini tratti dai salmi o da frammenti biblici. L’ascolto della Parola avviene in tanti modi: è sostenuto dalla fede ed essa si deposita in noi, agendo come frutto d’inseminazione. La Parola proviene dalla Bibbia, dalla liturgia, e noi partecipiamo alla liturgia della Comunità. Nei giorni scorsi ci è mancata, ma ci è rimasta la Parola. “La fede di Maria ci raggiunge attraverso la liturgia comunitaria che i nostri ascendenti hanno assimilato attraverso la tradizione. (…) Maria non aveva in mano i rotoli della Bibbia, ma aveva ben presente la tradizione. (…) Noi, in questi mesi, abbiamo camminato nella fede che nasceva anche dal silenzio dell’assimilazione. (…) Questo è il tempo del giudizio, non del giudizio di Dio ma il nostro.”.
Gli ammalati di coronavirus hanno fatto un cammino duro, indimenticabile: come Maria ‘stavano’ accanto alla croce. Un percorso di dolore, ma non erano abbandonati. Termina mons. Beschi: “Abbiamo percorso le tre grandi tappe di Maria: l’Annunciazione, la Visitazione, il Magnificat (…) Stare presso la Croce è il passo decisivo di ogni pellegrinaggio. Mai come durante il contagio la Comunità cristiana ha camminato.
La coordinatrice Graziella Moschino ringrazia il vescovo per “la bella lettura dell’ ‘Eccomi’”. Subito dopo, rispondendo con disponibilità ad alcune domande, mons. Francesco Beschi confida che, parlando di ‘cammino’, immediatamente pensa all’Unitalsi perché è forma dinamica attuale del pellegrinaggio. Il cammino vissuto insieme è cosa molto impegnativa, soprattutto oggi. Pertanto bisogna saper rinunciare a qualcosa di noi. Osserva poi che “stare presso la Croce significa essere autentico, che io ci sono veramente, anche col mio limite. So che essa non è risolutiva (Maria non ha tolto dalla croce Gesù), ma agisco con gratuità, con gesto d’amore”. Ricorda un saggio avvertimento della sua nonna: “Prega quando stai bene, perché quando si sta male non si riesce più a pregare”. E a chi racconta dell’esperienza (certo da non rimuovere) vissuta nel pieno della pandemia, come volontaria ad un presidio telefonico della Croce Rossa, afferma: “Rispondendo, era come tu dicessi ‘Eccomi’”.
Il presidente regionale Vittore De Carli, in chiusura del ciclo di collegamenti coi vescovi lombardi, esprime la sua gratitudine a tutti i presuli che sono intervenuti, ai molti sacerdoti che sono stati in collegamento, a Graziella di cui siamo stati ospiti e al cronista di queste righe sintetizzanti. Le parole conclusive sono dell’assistente regionale mons. Roberto Busti il quale (“aggiungo poche parole, ultimo vescovo ‘fra tanto senno’”) rinnova il suo grazie per questa esperienza inedita, mentre il vescovo di Bergamo, invocata l’intercessione di Maria, fa scendere su tutti noi la benedizione di Dio Onnipotente.
Read More“Maria, pellegrina di fede” con S.E. Mons. Francesco Beschi
“Maria, pellegrina di fede”
con S.E. Mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo
Proseguono gli incontri in videoconferenza zoom call per continuare ad essere sempre vicini anche se lontani.
Ci troveremo insieme online ⏰sabato 6 giugno alle ore 14.45 per l’incontro spirituale “Maria, pellegrina di fede” con S.E. Mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo.
Per partecipare è sufficiente cliccare sul link
PARTECIPA ALLA ZOOM CALL
Potrai invitare chi desideri condividendo il link
https://us02web.zoom.us/j/99393803578
Per qualsiasi necessità chiamaci:
📞335 8031640
Sempre insieme: lontani ma vicini!
Read MoreL’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como
“Con Maria, in attesa dello Spirito Santo”
Sintesi di Silvano Sala
La coordinatrice Graziella Moschino apre ufficialmente il collegamento dando la parola, per un saluto introduttivo, al presidente regionale Vittore De Carli. Questi introduce il relatore monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como, rammentando che si sono conosciuti tanti anni prima (aveva appena 14 anni) e il vescovo era un giovane sacerdote. Il presidente De Carli fa poi riferimento alla messa celebrata nel duomo di Como nei giorni scorsi durante la quale sono stati ricordati dodici sacerdoti, “dal vicario generale a tanti altri che hanno aiutato a costruire l’Unitalsi”, e ringrazia fin da quel momento il vescovo “per il bene che anche oggi vorrà regalare”.
Mons. Cantoni, dopo aver rilevato che quel sabato è vigilia di Pentecoste, esordisce leggendo il tema sotto analisi che riporta Maria in quella sua giornata d’attesa. Lo definisce “un tema liturgico”, tema molto caro agli unitalsiani, afflitti dai problemi del Covid-19, in attesa di potersi recare a Lourdes. Egli stesso, assistendo in televisione al Rosario delle ore 18, ha potuto vedere una Lourdes deserta, quasi in attesa che la gente la riempisse. E per questo, afferma, “ci affideremo a Maria”. Dopo il segno della croce ed una preghiera in comunione con l’assemblea collegata, il vescovo cita il cap. I degli Atti degli Apostoli, là dove recita: “Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: ‘Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno d’Israele?’ (“Dice d’Israele e non di Dio”). Ma egli rispose: ‘Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alle sue scelte, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi (…) Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. (…) due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: ‘Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo’”. Subito dopo, prosegue il relatore, i discepoli tornarono a Gerusalemme, nel locale a loro disposizione, e, con Maria madre di Gesù, continuarono a vivere la quotidianità nella preghiera. “Gesù sale al Cielo”, commenta mons. Cantoni, “ma gli apostoli non si disperdono e decidono di rimanere ancora tutti insieme. Tornano a Gerusalemme, dove tutto è accaduto (ultima Cena, il via al sacerdozio ministeriale, ecc.) ed è qui che scenderà lo Spirito Santo. (…) Tutti gli apostoli sono chiamati per nome, uno ad uno, perché ognuno si presenti con la propria storia, originale come la storia di ciascuno di noi. (…) Non c’è discepolo che Gesù non ami”.
Al centro del gruppo c’è Maria: sotto la Croce essa è divenuta madre dei discepoli, madre dell’umanità, madre di tutta la Chiesa. Quindi Maria è “centro vivificante” del gruppo, è Madre che si prende cura di tutti i suoi figli. “Centro di consolazione e di grazia”, la definisce il vescovo: “Maria riunisce gli apostoli attorno a sé perché è Madre, ma anche Maestra. (…) Presenza umile e discreta, non s’impone ma è loro vicina per guidarli, per illuminarli”. D’altra parte l’azione illuminante si riferisce alla calibratura dello stato d’animo degli apostoli, che certamente si alimenta d’ombre inquietanti proiettate sul futuro. “Ma Gesù non li ha abbandonati”, rileva ancora mons. Cantoni, “ed essi sanno, per fede, che lo Spirito Santo scenderà su di loro. Pertanto pregano e ricordano, fiduciosi che la preghiera dia loro forza ed anche concordia: la preghiera unisce, al di là delle chiacchiere che invece dividono”. L’evangelista Luca riferisce con sollecitudine i momenti in cui Gesù prega: perché la sua ‘preghiera’ significa porsi in intima comunione col Padre. Qui scatta l’Amore e noi dobbiamo essere, come i discepoli, maestri in questa arte.
Ecco la preghiera che Maria insegna ai discepoli: ‘Vieni, Spirito Santo’, che è “la supplica ardente fatta insieme ogni giorno”. E poi ancora: ‘Vieni, Signore Gesù”, come la ritroviamo nel finale del libro dell’Apocalisse. “I discepoli”, osserva il relatore, “con Maria pregano ma anche ricordano particolari tutti riportati nel Vangelo lucano, cosa che solo una Madre può interpretare: essi emergono come moti interiori, stati d’animo, momenti intimi vissuti col Figlio”. Perciò Luca ci presenta Maria come colei sulla quale, come sugli apostoli che si porranno a proclamare grandi opere, è disceso lo Spirito Santo. “Gesù ha inviato il Paraclito (cioè Colui che intercede, ma anche ‘il Consolatore’) per rendere i discepoli esperti nell’arte sottile dell’Amore. (…) Lo Spirito Santo è la memoria viva della parola di Gesù. S. Agostino diceva che Gesù, appunto, è Maestro interiore. (…)Nel linguaggio comune ‘maestro’ è colui che insegna, ma non convince. (…) I discepoli ricevono convinzione dalla parola di Dio e sanno trasformarla nella presenza del Signore”. Mons. Cantoni ritiene che “è molto più ciò che sfugge, di quanto riusciamo a capire. Vi è altro, nella parola di Dio, oltre a ciò che abbiamo trovato. Chi è capace di esaurirne la ricchezza, rende grazie per quello che ha ricevuto (…) Quello che non abbiamo ricevuto subito, a causa della nostra debolezza, riceviamolo in altri momenti, magari un po’ alla volta”. La parola di Dio ci dice sempre qualcosa di nuovo. Questo accade nelle diverse situazioni. Nella visione teologica della Chiesa, lo Spirito Santo è luce. “Quando ci troviamo insieme, lo Spirito Santo accende la luce nelle nostre menti, ci aiuta a raccogliere la Parola di cui il Figlio è portatore”. Lo Spirito Santo è la luce continua della Chiesa, dapprima infusa nella mente dei discepoli, degli evangelisti, ispirando loro testi che hanno tenuta viva la parola di Dio, la quale sembra scritta per ciascuno di noi.
Nota il relatore: “Bisogna vivere illuminati per ‘vedere’ le persone accanto a noi come fratelli e sorelle da amare, non come concorrenti da superare o estranei da sfuggire. Quanto precede ci aiuta a considerare questi fratelli e sorelle che si sentiranno da noi, per sempre, accolti”. Il vescovo relatore termina la sua esposizione con una preghiera: “O Dio, Padre del Cristo nostro Salvatore (…) manda il tuo Spirito in aiuto alla nostra debolezza”.
La coordinatrice Graziella Moschino invita l’assistente regionale a prendere la parola. Mons. Roberto Busti esprime la gratitudine degli unitalsiani e sua a mons. Oscar Cantoni, “che, durante il suo ministero, ha fatto tante cose belle ed è profondo conoscitore di quel maestro interiore che è la Spirito Santo”.
Dopo l’intervento del presidente regionale Vittore De Carli, il quale espone quanto di effettuabile c’è nell’attuale situazione che ci vede “digiuni di pellegrinaggi”, mons. Cantoni risponde ad alcune domande rivoltegli dai collegati. In questo ambito, incoraggia tutti a trovare in noi “la capacità di vedere il piano di Dio in un progetto organico” e a dare un senso a quanto si realizza. Invita quindi a ‘dare’, senza provocare ‘vergogna’ a chi chiede. Questo è possibile prevenendo le richieste di aiuto con “lo slancio che nasce dal cuore”, agendo nel quotidiano. Perché la carità è discreta. “Maria ha rilevato: ‘Non hanno più vino’, poi è passata subito all’azione senza tanto sottolineare il fatto”.
A conclusione del collegamento, il vescovo recita, insieme agli unitalsiani, l’Ave Maria ed impartisce la benedizione “con un abbraccio”.
Read MoreRosario Unitalsi, 27 maggio 2020 – Unitalsi Sondrio
saluto iniziale e spiegazioni tecniche (Giorgio)
Segno di croce e introduzione alla preghiera (don Andrea)
Canto iniziale: È l’ora che pia (don Mariano)
(Introduzione ai misteri e commento: don Andrea; le 5 decine le dicono 5 diversi volontari)
Maria, Regina della pace, prega per noi.
PRIMO MISTERO
Pensiamo a MARIA, giovane ragazza, che accoglie il Disegno di Dio e accetta di diventare la Madre del Salvatore.
Obbediente al Progetto di Dio, sposa Giuseppe, e con lui vive l’esperienza stupenda di essere i genitori del Figlio di Dio fatto uomo.
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono … Maria, Madre della Chiesa, prega per noi.
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
SECONDO MISTERO
Pensiamo a MARIA che vede crescere il suo Figlio: lo vede iniziare la sua missione, lo segue discretamente mescolandosi tra la folla per ascoltare il suo insegnamento, per meditare nel cuore le sue parole e per diventare anche lei vera discepola.
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono … Maria, Modello di ogni discepolo, prega per noi.
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
TERZO MISTERO
Pensiamo a MARIA nei giorni terribili della passione. Maria segue Gesù con coraggio, e nel suo cuore partecipa anche lei al sacrificio della croce: anche lei offre la sua sofferenza, insieme a quella di Gesù, per la salvezza del mondo.
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono… Maria, Salute dei malati, prega per noi.
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
QUARTO MISTERO
Pensiamo a MARIA nei giorni della PASQUA. Maria esulta per la resurrezione di Gesù! Maria accoglie sotto la sua protezione, -diremmo: sotto il suo manto-, tutti i discepoli di Gesù. Inizialmente erano smarriti e poi, pian piano, guidati da lei, ricevono il dono dello Spirito Santo e iniziano la missione, la testimonianza.
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono… Maria, Aiuto dei cristiani, prega per noi
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
QUINTO MISTERO
Pensiamo a MARIA che muore e viene subito assunta in cielo in anima a corpo: entra in paradiso e diventa la Regina degli angeli e dei santi. E dal cielo, accanto al suo Figlio Gesù, continua a guidare tutti noi, tutti i suoi figli: quelli che credono e quelli che non credono, quelli che sono nella gioia e quelli che sono nella tristezza, quelli che sono in ricerca della Verità e quelli che si sono allontanati. È la Regina della misericordia!
Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre …
(don Andrea): O Gesù buono… Regina delle famiglie, prega per noi.
Giorgio fa partire in condivisione audio/video l’Ave di Lourdes
(don Mariano) Salve, Regina …
secondo le intenzioni del papa, per il mondo intero. Padre nostro … Ave Maria … Gloria al Padre … (don Mariano)
Preghiera unitalsiana (Giorgio)
conclusione alla preghiera e benedizione finale (don Mariano)
saluti, avvisi e ringraziamenti (Giorgio)
Canto finale: Madonna nera (don Mariano)
Preghiera della Dama e Barelliere
O Signore, che ti sei degnato di accordarci la grazia di partecipare ai tuoi santi Misteri e di poterti offrire in comune questa preghiera, degnati di esaudire in questo giorno le orazioni dei tuoi servi
Concedi a noi purezza di spirito, ardore di carità, generosità di impegno,
per un migliore adempimento del nostro servizio a vantaggio spirituale e fisico dei nostri fratelli infermi.
Donaci sguardo di Fede per saper riconoscere in loro il volto sofferente di Gesù.
Rendici umili, pazienti, disponibili.
Fa’ che sappiamo essere, con sincero affetto, comprensivi, tolleranti, premurosi
con i fratelli e sorelle che condividono il nostro impegno.
La Comunione del Corpo e del Sangue di Cristo ci unisca nella carità.
La Vergine Immacolata ci guidi e ci sostenga nel nostro servizio.
Amen.
Preghiera a Nostra Signora di Lourdes
Maria, tu sei apparsa a Bernadette nella fenditura di questa roccia.
Nel freddo e nel buio dell’inverno, hai fatto sentire il calore di una presenza, la luce e la bellezza.
Nelle ferite e nell’oscurità delle nostre vite, nelle divisioni del mondo dove il male è potente,
porta speranza e ridona fiducia!
Tu che sei l’Immacolata Concezione, vieni in aiuto a noi peccatori.
Donaci l’umiltà della conversione, il coraggio della penitenza.
Insegnaci a pregare per tutti gli uomini. Guidaci alle sorgenti della vera Vita.
Fa’ di noi dei pellegrini in cammino dentro la tua Chiesa.
Sazia in noi la fame dell’Eucaristia, il pane del cammino, il pane della Vita.
In te, o Maria, lo Spirito Santo ha fatto grandi cose:
nella sua potenza, ti ha portato presso il Padre, nella gloria del tuo Figlio, vivente in eterno.
Guarda con amore di madre le miserie del nostro corpo e del nostro cuore.
Splendi come stella luminosa per tutti nel momento della morte.
Con Bernadette, noi ti preghiamo, o Maria, con la semplicità dei bambini.
Metti nel nostro animo lo spirito delle Beatitudini.
Allora potremo, fin da quaggiù, conoscere la gioia del Regno
e cantare con te: Magnificat!
Gloria a te, o Vergine Maria, beata serva del Signore,
Madre di Dio, Tempio dello Spirito Santo!
Amen.
Read MoreL’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia
“Non doveva il Cristo sopportare queste sofferenze per entrare nella sua gloria?
Sintesi di Silvano Sala
L’assistente regionale mons. Roberto Busti presenta con parole adeguate la figura di monsignor Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, il 23 maggio relatore nel ciclo delle videoconferenze unitalsiane. Lo ritrae come ‘antico’ ausiliare particolarmente attento della diocesi di Milano ed eleva una preghiera al Signore perché lo guidi e lo sostenga in questo tempo di pandemia. Nel riconoscere la sua competenza nel proferire la parola di Dio (“sarà parola incarnata, la sua”), ricorda altresì i momenti lontani e le esperienze condivise. La coordinatrice Graziella Moschino informa il relatore su come ‘funziona’ il collegamento, mentre il presidente regionale Vittore De Carli lo ringrazia per il suo contributo al “percorso di spiritualità” intrapreso dall’Unitalsi e saluta anche tutti i sacerdoti e diaconi oggi collegati.
Esprimendo gratitudine per l’accoglienza ricevuta, mons. Pierantonio Tremolada espone la sua proposta per condividere la parola di Dio in quella che ritiene sia una “bella esperienza all’interno della Chiesa”. Si sofferma anzitutto su ciò in cui consiste la parola di Dio. “E’ Dio che ci parla, si manifesta, entra in contatto con noi”. Qui fa un necessario distinguo fra parlare e chiacchierare. Quando Dio ci parla, e lo fa attraverso le Scritture, la ‘Parola’ acquista massima serietà. “Dio ha voluto parlarci per intrattenere con noi una relazione profonda”. L’ascolto della parola di Dio (dal Figlio suo) pone chi lo fa nella possibilità di incontrarlo. Chi poi si pone nell’ambito dell’Antico Testamento vive un’esperienza assai elevata. (…) Io, dice il relatore che indugia sulla sua avventura umana, ho vissuto un’esperienza bella a Lourdes con voi; vengo da un’esperienza di studio della Parola e da esperienze pastorali molto belle. L’esperienza spirituale possiamo trarla dalla lettura delle Sacre Scritture”. Nel tempo che stiamo vivendo, siamo alla vigilia dell’Ascensione. E il vescovo si chiede: “Cos’è l’ascensione di Cristo, in che senso è asceso al cielo?” Una chiave di lettura la possiamo trovare in una frase che Gesù (da loro non riconosciuto) rivolge ai due discepoli, avendoli visti tristi e disorientati, sulla strada di Emmaus: ‘Non doveva il Cristo sopportare queste sofferenze per entrare nella sua gloria?’ Quindi la Gloria è “condizione indispensabile” per vivere la sua Passione, dove “patire è un modo diverso di soffrire”.
Dice mons. Tremolada: “La parola Ascensione deve essere affiancata dalla parola gloria”. E continua: “Io mi ero fatto l’opinione che Gesù, con l’Ascensione, se ne fosse andato. Ma non è così”. D’altra parte, dell’Ascensione parla solo Luca al termine del suo Vangelo: “Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo (…) “ e nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli: “ (…) dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo”. Tuttavia l’ascesa al cielo (inteso come “mondo di Dio”) di Gesù non significa affatto che Egli se ne sia andato. Il Vangelo di Matteo, nel finale, riporta le parole di Gesù agli apostoli, in Galilea: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra (…) Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. I testi evangelici sembrano sostenere versioni opposte. “Ma è concepibile la terra senza il cielo? Evidentemente no”.
Il vescovo poi riprende “Patirà e risorgerà dai morti” con “una testimonianza offerta a tutti i popoli per la conversione e il perdono dei peccati” (‘Io mando su di voi il perdono che ho promesso’). Ma poi così trasmette loro: ‘Rimanete in città finché non sarete rivestiti di una potenza che viene dall’alto’. Quindi Gesù raccomanda agli apostoli di non allontanarsi da Gerusalemme. E aggiunge: ‘Giovanni vi ha battezzato con acqua, ma io vi battezzo in Spirito Santo’. Sottolinea mons. Tremolada che, nel II capitolo degli Atti degli Apostoli, si narra della discesa dello Spirito Santo: la Pentecoste (già celebrata dagli ebrei che, con essa, intendevano ringraziare il Dio dell’alleanza per il dono della ‘legge’). La Pentecoste è momento estremamente importante: ‘Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento (…) Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro (…)” Ecco che sugli apostoli scende lo Spirito Santo ed essi, tra lo stupore dei contemporanei che pensano si siano ubriacati, incominciano ad esprimersi in tutte le lingue. “Ecco che la Pentecoste viene presentata come l’effusione di una potenza. Erano semplici pescatori ed ora parlano lingue diverse dalla loro. Non sono ubriachi: è successo qualcosa”, (…) Hanno ricevuto lo Spirito Santo perché Gesù è salito al cielo ed è stato innalzato alla destra del trono di Dio. Così il salmo 110: dice il mio Signore (Dio) al mio Signore (Messia): ‘siedi alla mia destra’. “Questo potere universale lo si esercita attraverso lo Spirito Santo (…) E’ una gloria che è anche sovranità totale sull’umanità”. Il vescovo porta l’esempio dell’aereo su cui viaggiamo: quando s’innalza, sotto di noi l’orizzonte si allarga. Ma Lui si eleva per esercitare adeguatamente il potere. “Dio esercita la sua onnipotenza lungo la storia con la totalità della sua potenza”. (…) La potenza dello Spirito Santo porta il perdono dei peccati che produrrà, come frutto, la conversione. Essa, secondo la luce datale dalle Sacre Scritture, significa ‘volgersi’ , prendere la strada giusta e lasciare quella sbagliata su cui si sta camminando. “Cambiare cuore e mente, modo di vivere e di pensare, l’interpretazione delle cose. Cambiare direzione, se si pensa ad azioni sbagliate”. D’altronde la conversione esige l’intervento di un Altro: Dio stesso che ‘rigenera’. Giovanni parla di ‘rinascere’. Il relatore aggiunge che la penitenza è indispensabile, ma non coincide con la conversione.
Le Scritture poi parlano di peccato al singolare: il peccato.”Significa sbagliare il bersaglio, non colpirlo con la freccia scoccata dall’arco: questo avviene quando s’imposta la vita in modo sbagliato. Si sbaglia mira. Allora è necessario riportare nell’asse giusto quello che è il percorso della vita”. Mons. Tremolada accenna alla ‘tensione’, cioè la capacità di essere veramente se stessi. “Negli Atti si definisce il Cristianesimo e il suo percorso come ‘la via’ (giusta) che conduce a Dio, nella quale trovare la salvezza e la pace (…) La potenza dello Spirito Santo ci orienta verso Dio e la pace: cioè ci convertirà”. In altre parole, commenta il vescovo, si cambia stile di vita. Tutto questo, naturalmente, esige un ‘combattimento’ nella vera libertà e si ‘salirà la montagna del Signore’, come dice il salmo.
Il Vangelo di Luca, d’altra parte, esprime anche il modo con cui facciamo l’esperienza di conversione che coincide con la volontà di Dio. “Quando parliamo di potenza sappiamo che essa si manifesta nell’ordigno nucleare, nel terremoto, nell’uragano, ecc., si afferma che gli Stati Uniti siano la nazione economicamente, ma anche militarmente, più potente del mondo. Pensiamo allora allo Spirito Santo, la cui potenza è capace di cambiare il mondo. A Cristo, poiché ha accettato di salire sulla Croce con la potenza dell’Amore: la più grande, perché trasforma tutti. E Cristo l’ha trovata non solo nella morte, ma già nel corso del ministero terreno”. Al cap. 5 del Vangelo lucano il lebbroso osa avvicinarsi a Gesù: ‘Signore, se vuoi puoi guarirmi’. Ed è sanato. Agisce la misericordia, intrecciata con la potenza, con la bontà, con l’amore. Sempre Luca, al cap. 7, risuscita il figlio della vedova di Naim. “Con una potenza che non viene dagli uomini, asciuga le lacrime della madre e ridà la vita al figlio. Questo è riconducibile alla bontà”. Poi veniamo alla parabola del ‘figliol prodigo’. Il padre misericordioso dà il suo perdono anche se ha tutto sperperato, perché rimane sempre figlio suo. “E’ un comportamento realmente paterno, che sa tutto perdonare”.
Il vescovo si porta verso la conclusione. L’amore divino si è manifestato alla morte di Gesù, dove è esploso nella sua potenza. Ma è la gloria la caratteristica primaria della Trinità. L’amore che caratterizza i Tre non distrugge la singolarità, ma unisce le Persone e ne evidenzia la gloria: splendore dell’esperienza dell’amore. Infine si arriva alla santità: Cristo entra nella sua gloria e ci rende partecipi, facendoci fare esperienze. “Dentro l’amore di Dio c’è una testimonianza di bellezza. La vita, convertendoci, prende la forma della santità che è la gloria di Dio che si manifesta”. L’essenza della gloria, lo troviamo sempre in Luca al cap. VI, è la Carità. La vediamo espressa anche nelle ultime parole dell’episodio del buon samaritano: ‘Va’ e anche tu fa lo stesso’. “In questa prospettiva”, conclude il vescovo, “si colloca l’Unitalsi”.
La coordinatrice Graziella Moschino, confidando che ha visto aprirsi nuovi orizzonti, accomuna in un ringraziamento collettivo i relatori che fin qui si sono succeduti. Il presidente regionale Vittore De Carli si dichiara felice per aver beneficiato, con tutti gli unitalsiani collegati, di un pomeriggio di crescita ed esprime a mons. Pierantonio Tremolada la gratitudine del Consiglio e propria, estesa a Graziella e Franco che da quasi due mesi ci ospitano. L’assistente regionale mons. Busti, come velata conquista, rileva che “la potenza misericordiosa del Signore” è anche in lui e lascia al vescovo relatore il gesto finale della benedizione a tutti i collegati.
Read More“Con Maria, in attesa dello Spirito Santo” con S.E. Mons. Oscar Cantoni
“Con Maria, in attesa dello Spirito Santo”
con S.E. Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como
Proseguono gli incontri in videoconferenza zoom call per continuare ad essere sempre vicini anche se lontani.
Ci troveremo insieme online ⏰sabato 30 maggio alle ore 14.45 per l’incontro spirituale “Con Maria, in attesa dello Spirito Santo” con S.E. Mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como.
Per partecipare è sufficiente cliccare sul link
PARTECIPA ALLA ZOOM CALL
Potrai invitare chi desideri condividendo il link
https://zoom.us/j/95229892662
Per qualsiasi necessità chiamaci:
📞335 8031640
Sempre insieme: lontani ma vicini!
Read MoreL’Unitalsi Lombarda in videoconferenza con S.E. Mons. Marco Busca, Vescovo di Mantova
“3 poesie su Maria”
Sintesi di Silvano Sala
Il presidente regionale Vittore De Carli, aprendo il collegamento su invito della coordinatrice Graziella Moschino, ricorda che monsignor Marco Busca ha partecipato al pellegrinaggio lombardo dello scorso agosto e lo ringrazia per la sua presenza, accomunandolo al presidente della sottosezione di Mantova, sede lontana dal capoluogo ma fortemente impegnata nell’Associazione. Le vicissitudini di questi giorni, con i momenti di solitudine che hanno raggiunto tutti i cristiani, prosegue il presidente, ci hanno privati delle Celebrazioni religiose ma ci hanno concesso la condivisione, via internet, con tutti i vescovi lombardi. La coordinatrice rileva che godremo, singolarmente, della loro video-presenza fino al 6 giugno. L’assistente regionale mons. Roberto Busti sottolinea come sia un grande dono, per tutti, poterci collegare tra noi e sentirci vicini perché essi, i vescovi lombardi, ci sono maestri di spirito nel cammino verso il Signore e testimoni al cuore di Maria perché ci rechi a Gesù.
Monsignor Marco Busca, nel portare la sua amicizia, ci chiede di meditare su tre poesie a tema mariano (a cui dà un commento profondamente spirituale) che ci portano ad “interpretare il tempo che stiamo vivendo”. Il vescovo legge la prima poesia (di cui, qui di seguito, si riportano, come per quelle che seguiranno, i versi iniziali) di Miguel de Unamuno.
AVE EVA! AVE MARIA! – “Ave Eva! Ave Maria! / Eva – Maria / Ave Madre, Madre, Madre / Ave, Maria! / Ave Madre, peccatrice / Ave Eva! / Madre Vergine, Santa Maria / redentrice, (…)”
Afferma mons. Busca che questa composizione poetica si compone di poche parole che ci permettono di possedere la conoscenza del bene e del male: Ave Eva, Ave Maria. Poche parole per un messaggio profondo che ci prospetta il parallelismo fra due donne. Due matrici, due tipi diversi di umanità. Dice la Bibbia, continua il vescovo, che Eva è madre dei viventi. E partorisce uomini destinati a morire. Eva e Maria, conviene col poeta il relatore, sono entrambe madri: una peccatrice, l’altra redentrice. In una vi è il desiderio del possesso della potenza del bene e del male: “il rifiuto di conoscere le cose assieme al suo Creatore. Le guarda, ma le vede senza Dio. Maria, invece, le contempla con amore”. Tutte le cose sono dono di Dio, ovunque s’impone la Sua parola. “Eva ha impeto di affermazione, Maria ammette: ‘Non conosco’. (…) Si evidenzia la verginità della creatura per fare spazio a Dio, quindi la creatura aperta alla visita del suo Creatore”. ‘Sarò come Dio’, prospetta Eva “che è inscritta in noi che siamo immagini di Dio”. Ma diventerà un dio senza Dio. Mentre Maria afferma: ‘Sono la serva del Signore’. “Creatura povera di sé, ma più riempita di grazia”. Con la pandemia, prosegue il vescovo, “abbiamo ricevuto un profondo bisogno di umiltà, giusta misura di ciò che non siamo”. Per un tempo indefinito le nuove tecnologie hanno portato ad una teoria transumanista. Uno scienziato, appena ieri, ha annunciato che nel 2050 l’uomo potrà vivere 120 anni. (…) E’ bene investire sull’intelligenza artificiale, ma è bene altresì poter contare (come Maria) su un’intelligenza umile.
Il secondo testo poetico è di Rainer Maria Rilke.
PACIFICAZIONE DI MARIA CON IL RISORTO – “Cosa sentirono allora: dolce / non è tra tutti i segreti / e pur sempre terrestre / quando Egli, / un poco pallido ancora per la tomba / innanzi a lei comparve fatto lieve: / risorto in ogni punto. / Oh, a lei prima che ad altri. (…)”
Riprende mons. Busca: la separazione della madre dal figlio (particolarmente quando è il Figlio a morire prima della Madre) è un’esperienza atroce di dolore “qui innestato sulla Passione e sulla Croce. Gesù è morto perché è stato ucciso” e Maria ha assistito al suo dileggio, alle percosse, alla crocifissione, un dramma acuto e penetrante “che le trafiggerà l’anima”. Inoltrandosi nella sua esposizione, il vescovo va rilevando che Rilke, al pari di molti esegeti e studiosi, osserva che Gesù, dopo la resurrezione, sarebbe apparso dapprima alla Madre (dice: “a lei prima che ad altri”).Vi è qui un sentire, una sensibilità, del tutto diversi da quelli emersi sotto la Croce. “Vi è un mistero percepito da Maria: il Risorto, colui che appare, è il Crocifisso”. Vi è quindi, un “rimarginarsi” l’uno all’altro, per lo strappo avvenuto sulla Croce. Facendo riferimento ad un possibile contatto, il poeta denota che non era necessario sfiorarsi neppure accentuatamente. Il relatore ritiene che, anche appoggiare una mano sulla spalla, se non fatto con delicatezza, potrebbe esprimere invadenza, volontà di supremazia sull’altro. Ma “il rapporto è cresciuto lungo gli anni per una familiarità più intensa del rapporto stesso mediato dalla carne”. Nei versi si può rileggere l’esperienza di questo tempo: perché il ‘contatto’ è digiuno di abbracci e si avverte la volontà di ripristinarli. Allora entra in gioco il problema del distanziamento: vogliamo bene nella vicinanza, ma anche nella distanza. “E’ prioritario lasciare spazio per non sostituirci al cammino dell’altro. D’altronde i genitori effettuano spesso un passo indietro per lasciare maggiore autonomia ai figli”. Un discreto margine di autonomia è necessario per lasciar crescere le persone nella maturità. (…) Noi, per gli altri, siamo risorsa ma anche mediatori. ”Un po’ di diffidenza di noi stessi è essenziale per offrire maggior attenzione di comportamento con gli altri”.
La terza poesia, sempre ispirata a Maria, è opera di Charles Peguy.
LEI E’ TUTTA SPERANZA – “E’ furbo quell’uomo, ha rimesso i suoi figli nelle braccia / della Santa Vergine, nelle mani di Dio. / E lei, che li aveva presi, era / così commovente e così pura. / Mater Dei, madre di Dio, / Madre di Gesù e di tutti gli uomini suoi fratelli. / (…) Da quel primo piccino che aveva portato in braccio / (…) E che dopo le aveva causato tanto tormento. / Perché era morto per la salvezza del mondo, / (…) E così lei che non è soltanto / tutta fede e tutta carità. / Ma è anche tutta speranza. / E questo è sette volte più difficile. (…)”
Il vescovo conviene che l’umanità, nel suo cammino, porti alla Vergine voti, devozioni, intenzioni. Lei è mediatrice della grazia e ha preso tutti gli uomini “fra le sue braccia”, a partire da quel Bambino, fratello universale. “Nell’uno ci sono i molti. Gesù ci rappresenta tutti, in Maria, davanti al trono di Dio. San Pier Damiani diceva che ‘Maria non chiede, ma comanda’”. Lei, Maria, “è intatta: pura fede, pura carità, tutta speranza. Che è la virtù più difficile. (…) Dio non è sorpreso dalla carità, ma dalla speranza. Abbiamo quindi tre sorelle, l’una integrata nell’altra, mano nella mano. La fede: è sposa fedele e dà il senso alla vita. La carità: ricca di cuore per i suoi figli. La speranza: bambina speranza, Ma stiamo attenti, gli uomini rischiano di non prestare attenzione alla sorella speranza”. Maria, sottolinea ancora il vescovo Busca, non ha voluto apparire pari a Dio, “ma essere la sua serva”. (…)
In chiusura il relatore, con uno sguardo retrospettivo, avverte come oggi ci accorgiamo sia cambiato il nostro rapporto col tempo nell’esaurire la programmazione (il controllo della vita) in mano nostra. Il tempo bisogna leggerlo come opportunità per non rimanere dove eravamo, ma ripartire. (…) Gesù molto ha investito sulle parole, lo abbiamo visto, ma tanto anche sul contatto “che non è invasivo ma, in ultima analisi, lo fa fiorire”. L’Evangelo di Giovanni, al capitolo 14, riporta: ‘Lo Spirito Santo rimanga in voi’, dove ‘rimanere’ è un verbo greco che sta per ‘portare a compimento’. Ma infine ‘lo Spirito Santo opera in noi perché possiamo portare avanti la storia. Perché il Signore è il Signore della storia: il Signore è venuto, il Signore sta venendo, il Signore verrà”.
Dopo alcune parole dell’assistente regionale mons. Busti, che invita ad esprimere tutti insieme un ringraziamento al vescovo relatore, suo successore alla ‘cattedra’ di Mantova, il presidente regionale Vittore De Carli si associa al plauso “con cuore grato” e augura a tutti una “buona domenica”.